Bce lancia l’allarme pensioni: “Rischi di inversione riforme”

E previsioni spesa poggiano assunti ottimistici in vari Paesi

GIU 18, 2015 -

Roma, 18 giu. (askanews) – La Banca centrale europea mette in guardia dai “rischi di inversione delle riforme pensionistiche, come lasciano intendere le recenti discussioni avviate in alcuni paesi”. Questo mentre “l’Europa deve far fronte a una sfida demografica”. Il tasso di dipendenza degli anziani, inquadrato come il rapporto fra le persone di età pari o superiore a 65 anni e quelle in età lavorativa, dovrebbe quasi raddoppiare passando dall’attuale 29 per cento a oltre il 50 per cento nel 2060. “Se non verranno intraprese le opportune riforme strutturali, l’invecchiamento demografico avrà implicazioni negative per la sostenibilità delle finanze pubbliche”.

In una analisi pubblicata nel suo Bollettino economico, la Bce cita l’Italia tra i paesi dove i costi dell’invecchiamento sono tra i più elevati, ma al tempo stesso è anche nel gruppo di Paesi dove sono previsti in diminuzione.

Tuttavia, in generale le previsioni sui costi di pensioni e invecchiamento “dipendono da ipotesi molto ottimistiche. In particolare – avverte la Bce – l’ipotesi che la crescita della produttività totale dei fattori (Ptf), scesa sensibilmente durante la crisi, riprenda a salire a un tasso dell’1 per cento sul lungo periodo appare ottimistica per diversi paesi in assenza di sostanziali riforme che favoriscano la crescita. Ciò vale anche in prospettiva storica. Durante il periodo 1999-2012, la Ptf è aumentata in media di circa lo 0,7 per cento, registrando tassi di crescita nettamente inferiori in Belgio, Spagna, Italia, Cipro, Lussemburgo e Portogallo”.

“Inoltre – si legge – l’ipotesi che il tasso di disoccupazione nell’Ue converga verso il basso su una media di lungo periodo non superiore al 7,5 per cento nel 2060 (il tasso medio di disoccupazione nell’area euro si collocherebbe al 6,7 per cento nel 2060) è plausibile solo se verranno introdotte importanti riforme del mercato del lavoro. Il calo della disoccupazione ipotizzato nel rapporto è particolarmente rilevante per Grecia, Spagna, Cipro e Portogallo (almeno 10 punti percentuali tra il 2013 e il 2060). Di fatto, se tali ipotesi non dovessero concretizzarsi secondo le attese – avverte la Bce – i costi dell’invecchiamento demografico sarebbero sostanzialmente più elevati per i paesi interessati”.

Ad ogni modo secondo l’Ageing Report 2015, i costi totali dell’invecchiamento nell’area euro dovrebbero aumentare di 1,5 punti percentuali del Pil, ossia dal 26,8 al 28,3 per cento del Pil tra il 2013 e il 2060. Gli andamenti sono molto diversi nei vari paesi. “Tali costi dovrebbero aumentare sensibilmente in Slovenia, Lussemburgo, Belgio, Germania e a Malta (di almeno 5 punti percentuali del Pil), ma diminuire in Francia, Italia, Grecia, Spagna, Cipro e Lettonia”. D’altra parte “nel 2013 i costi dell’invecchiamento più alti (intorno al 31 per cento del Pil) sono stati rilevati in Finlandia e Francia, nonché in Grecia e Italia (oltre il 28 per cento del Pil per entrambi i paesi). Nel 2060 Finlandia, Belgio e Slovenia dovrebbero essere i paesi dell’area dove il problema dell’invecchiamento demografico sarà più avvertito, considerando che i costi totali supereranno ampiamente il 31 per cento del Pil”.

Infine, la spesa pensionistica, che è la componente principale dei costi totali dell’invecchiamento demografico, dovrebbe mantenersi in media invariata rispetto al Pil sull’orizzonte previsivo. “Di fatto, si prevede che nel 2060 la spesa pensionistica nell’area euro torni sul livello del 2013, ossia al 12,3 per cento del Pil”.