Bce approva riforma Popolari Italia ma boccia tempi consultazione

Parere andava chiesto prima del decreto, non quasi un mese dopo

MAR 26, 2015 -

Roma, 26 mar. (askanews) – Una sostanziale approvazione nel merito ma una bocciatura sul metodo, dalla Banca centrale europea sulla riforma delle banche popolari in Italia. In particolare sui tempi della consultazione: andava fatta prima del varo del decreto, non quasi un mese dopo. “La Bce accoglie favorevolmente la proposta di riforma delle banche popolari, tappa fondamentale per affrontare le criticità relative al loro sistema di governo – recita il parere legale sul provvedimento emanato dall’istituzione europea – e sostiene le autorità italiane nell’immediato riconoscimento a tale riforma di una stabile efficacia”.

Ma poi, nel documento datato 25 marzo si critica senza mezzi termini la tempistica con cui è stata effettuata la consultazione da parte del governo. “Non solo la Bce non è stata consultata prima della sua adozione, ma la presentazione della richiesta di parere è stata immotivatamente differita. Ciò appare inopportuno – si legge -. La Bce desidera vivamente richiamare l’attenzione del Ministero (dell’Economia) sulla necessità di una corretta procedura di consultazione”.

Ad ogni modo, il sostegno ai contenuti della riforma è chiaro. “Considerata l’importanza del decreto-legge nell’affrontare una delle vulnerabilità del sistema bancario italiano, la Bce sostiene fortemente gli elementi essenziali della riforma proposta, e ritiene che essa non dovrebbe subire modifiche sostanziali. La Bce, inoltre, ne supporta la tempestiva attuazione”.

Entrando nel dettaglio delle sue rimostranze sui tempi della consultazione, l’istituzione ricorda che deve essere svolta “in tempo utile nel corso della procedura legislativa. Ciò dovrebbe avvenire in un momento tale da consentire alla Bce di adottare il suo parere in tutte le versioni linguistiche richieste e all’autorità che ha elaborato il progetto di disposizioni legislative di prendere in considerazione il parere stesso prima di decidere”.

In Italia i decreti legge entrano in vigore a seguito della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e devono essere convertiti in legge dal Parlamento entro 60 giorni, altrimenti decadono. Alla luce di questo, la Bce rivendica di dover “essere consultata prima dell’adozione di un decreto legge”.

“Nel caso in esame, poiché il decreto-legge è stato adottato e pubblicato il 24 gennaio 2015, non solo la Bce non è stata consultata prima della sua adozione, ma la presentazione della richiesta di parere è stata immotivatamente differita. La richiesta è stata ricevuta solamente il 20 febbraio 2015, quando il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha chiesto alla BCE di ritenere la consultazione come questione di urgenza, visto il breve termine del procedimento di conversione”.

“Ciò appare inopportuno – afferma ancora l’istituzione -. La Bce desidera vivamente richiamare l’attenzione del Ministero sulla necessità di una corretta procedura di consultazione”.

Successivamente nel documento, la Bce riconosce che il decreto legge “affronta talune rigidità del quadro di governo societario delle banche popolari” con diverse finalità. “Valorizzare un efficace potere di controllo dei soci sul management; accrescere la capacità delle banche di raccogliere capitale; ridurre il rischio di una concentrazione del potere in capo a gruppi minoritari di soci, e fornire l’opportunità di individuare sinergie ed economie di scala, che si traducano in un guadagno di efficienza nello specifico segmento bancario, ad esempio attraverso fusioni e acquisizioni”.

Francoforte osserva che le banche popolari con un attivo superiore agli 8 miliardi di euro rappresentano una quota significativa del segmento delle popolari in termini di credito erogato, numero di sportelli e personale impiegato. “La soglia fissata per l’obbligo di trasformazione appare pertanto appropriata al raggiungimento degli obiettivi del decreto legge per una parte significativa del segmento delle popolari nel settore bancario italiano. La Bce ha presente che il criterio dimensionale dell’attivo è coerente con l’attuale distinzione tra banche popolari con un’ampia portata territoriale e operativa, che presentano un modello di business simile a quello adottato dalle banche commerciali, e banche popolari ispirate ad un modello bancario cooperativo e mutualistico”.

Alla luce di queste considerazioni, l’istituzione europea afferma di “accogliere favorevolmente il decreto legge, che riallinea la struttura societaria e di governo delle banche popolari più grandi a quella delle banche commerciali di pari dimensioni, senza pregiudicare la capacità delle popolari di finanziare l’economia locale e regionale”. Giudica poi importante il rafforzamento delle strutture di governo societario per le istituzioni con un attivo oltre gli 8 miliardi.

“Una struttura di governo più appropriata potrebbe contribuire a migliorare le loro capacità di gestione dei rischi e di generazione di capitale interno, nonchè il loro potenziale di attrazione di capitale aggiuntivo e la loro capacità di resistere a crisi economiche e finanziarie di portata significativa. Ciò consentirebbe alle banche popolari di continuare a fornire credito alle economie locali e regionali anche in tempi difficili. Considerata l’importanza del decreto legge nell’affrontare una delle vulnerabilità del sistema bancario italiano, la Bce sostiene fortemente gli elementi essenziali della riforma proposta, e ritiene che essa non dovrebbe subire modifiche sostanziali”.