Bce, domani direttorio a Cipro,sul tavolo avvio Qe e caso Grecia

Dati in chiaroscuro.Inflazione resta negativa ma consumi salgono

MAR 4, 2015 -

Roma, 4 mar. (askanews) – Rendez vous a Cipro per i banchieri centrali di Eurolandia, alla cena che tradizionalmente precede il Consiglio direttivo. Diversi indicatori hanno confermano la necessità del piano di acquisti di titoli di Stato che il presidente Mario Draghi è riuscito a far approvare a inizio anno. Permangono forti spinte deflazionistiche, esacerbate dalle recenti cadute dei prezzi del petrolio. E intanto il bilancio dell’istituzione non si smuove dai poco più di 2 mila miliardi a cui è fermo da mesi, anzi ha appena segnato un lieve assottigliamento. Altri indicatori però appaiono più positivi, come i consumi delle famiglie e l’attività delle imprese.

Nel frattempo all’esame dei banchieri centrali – che si ritroveranno a Nicosia, per una delle due riunioni del Consiglio che ogni anno si effettuano in trasferta, invece che nella sede istituzionale di Francoforte – ci sarà anche la questione della Grecia. E il problema dei rifinanziamenti al suo sistema bancario, mentre Atene è riuscita a ottenere qualche settimana di respiro con un accordo per la proroga di quattro mesi al piano di aiuti europeo. Attualmente le banche elleniche possono contare sul canale di finaziamento di emergenza “Ela” fino ad un massimo di circa 68 miliardi di euro.

In generale, l’obiettivo ufficiale della politica monetaria comune è quello di tenere la crescita annua dei prezzi al consumo inferiore ma vicina al 2 per cento. Questo valore, secondo la Bce, rappresenta la definizione di “stabilità dei prezzi”. Invece da tre mesi a questa parte l’inflazione di Eurolandia si attesta a valori negativi. A febbraio la flessione dei prezzi ha segnato una limatura più netta del previsto, al meno 0,3 per cento dal meno 0,6 per cento di gennaio, ma intanto i dati sui prezzi alla produzione hanno confermato i rischi di altri scivolamenti. A gennaio sono diminuiti dello 0,9 per cento dal mese precedente e del 3,6 per cento su base annua.

Per contrastare i crescenti rischi di deflazione – un fenomeno che viene definito con un marcato e protratto calo generalizzato dei prezzi, che intacca anche le attese del pubblico spingendo a procastinare gli acquisti, e in questo modo si autoalimenta – lo scorso gennaio la Bce ha deciso di rompere gli indugi e varare un “quantitative easing”. Ossia un massiccio piano di acquisti come quelli effettuati negli anni passati dalle banche centrali di Usa, Gb e Giappone, volto a rafforzare tutti gli aggregati di domanda, che indirettamente si tradurrà (o dovrebbe tradursi) in un maggiore afflusso di liquidità nell’economia reale.

Francoforte ha promesso di comprare fino a 60 miliardi di euro in titoli al mese, da qui a settembre 2016 per un ammontare complessivo che quindi dovrebbe superare la fatidica soglia dei 1.000 miliardi. L’intervento farà prevalentemente leva sul gigantesco mercato delle obbligazioni pubbliche, dato che i programmi di acquisti già in atto, su alcuni titoli bancari (Abs e covered bond) non sono riusciti a dare gli effetti sperati.L’obiettivo è di far salire il bilancio di circa 1.000 miliardi di euro rispetto ai livelli attuali, per riportarlo ai picchi del 2012. Invece gli ultimi dati settimanali hanno segnalato un assottigliamento di 11 miliardi, a quota 2.155 miliardi.

Il Direttorio dovrà regolare diversi aspetti tecnici dei titoli acquistabili e delle modalità operative del piano. E oltre alla questione della Grecia potrà esaminare anche le previsioni aggiornate dei tecnici della Bce su crescita economica e inflazione. Intanto non mancano alcuni segnali positivi dall’economia. Con un più 1,1 per cento mensile a gennaio le vendite del commercio al dettaglio hanno segnato il quarto incremento mensile consecutivo. E intanto le indagini sull’attività delle imprese hanno confermato la dinamica di recupero.