Il Museo “Luigi Bailo” di Treviso celebra Alberto Martini

Con una sala permanente a lui dedicata

DIC 3, 2022 -

Roma, 3 dic. (askanews) – Nel contesto delle iniziative che condurranno al settantesimo anniversario della morte di Alberto Martini – che cadrà nel 2024 – il Museo “Luigi Bailo” di Treviso ha deciso di dedicare all’artista opitergino una sala permanente, grazie al prestito di una serie di opere concesse da Fondazione Oderzo Cultura a seguito di un protocollo di intesa con il Comune di Treviso. Alberto Martini (Oderzo, 1876 – Milano 1954) è tra i massimi interpreti di una lunga stagione figurativa italiana, che dalla temperie simbolista di fine Ottocento transita verso i linguaggi e le contraddizioni del nuovo secolo. Protagonista di un’epoca di forti trasformazioni, Martini fonda le sue ricerche su rilevanti esperienze straniere per indagare temi e soggetti con gusto e vocazione europea, senza mai cedere alle ingerenze e alle facili mode del tempo. Il corpus di opere provenienti dalla Pinacoteca Alberto Martini di Oderzo si incentrano sull’attività grafica dell’artista, tecnica da lui prediletta, focalizzandosi su due cicli di seminale importanza: la Danza macabra europea e le illustrazioni della Commedia dantesca. Tra i due nuclei si innesca un ideale dialogo che pone attenzione sugli aspetti caricaturali e grotteschi con cui Martini opera in chiave critica su società, politica e potere. In esposizione a Treviso una selezione delle 54 cartoline del ciclo della Danza Macabra, realizzate tra il 1914 e il 1916, nel pieno della Prima Guerra Mondiale. La serie ebbe una forte funzione propagandistica sia tra la popolazione civile che sui fronti di guerra in chiave antigermanica; la loro capillare diffusione – anche fuori i confini italiani – garantì all’artista elogi provenienti dal mondo politico, diplomatico e artistico. Il richiamo al topos della danza macabra ha consentito a Martini di indirizzare il discorso sull’attualità degli avvenimenti politico-bellici che stavano sconvolgendo l’intera Europa, risemantizzandolo in un linguaggio che coniuga tradizione grafica cinquecentesca nordeuropea ed elementi di natura protossureale. (segue)