RomaEuropafestival, perché è interessante “Diasporas”

Dal 10 al 12 ottobre, un'altra "new wave"

OTT 9, 2019 -

Roma, 9 ott. (askanews) – Sperimentatori, perennemente in movimento. Incarnano i linguaggi e i temi della contemporaneità e tracciano le nuove traiettorie della musica. Calcano i palchi dei maggiori festival mondiali con le loro miscele esplosive di rap, pop, new soul, african retro pop, folk e jazz, senza mai dimenticare le loro radici e con esse le musiche tradizionali dei loro Paesi. Sono i protagonisti della “New wave africana”. Artisti che rivendicano la loro appartenenza ma che intanto studiano, lavorano e vivono in Europa e negli Stati Uniti, musicisti dal segno potente innovativo con una forza artistica originale e visionaria.

È a loro che sul palco dell’Auditorium Parco della Musica Romaeuropa dedica il focus Diasporas, con 2 concerti a sera dal 10 al 12 ottobre: si inizia giovedì con Alsarah and The Nubatones, seguiti da J.P. Bimeni the Black Belts; venerdì 11 ottobre è la volta di Blick Bassy e Mayra Andrade. In chiusura sabato 12 ottobre il progetto “Le Cri du Caire”, in cui la voce ipnotica del poeta e cantante Abdullah Miniawy si confronta con la tromba di Erik Truffaz, il sax di Peter Corser e le corde del violoncello di Karsten Hochapfel; ci si sposta infine in Medio Oriente con “Love & Revenge”, una serata electro-pop omaggio all’epoca d’oro del mondo arabo nata dall’incontro tra l’hip hop di Rayess Bek, le immagini dell’artista Randa Mirza, l’elettronica di Mehdi Haddab e il basso di Julien Perraudeau.

Artisti figli della diaspora africana, spesso costretti a lasciare il loro luogo natio a causa di guerre e conflitti. È il caso dei primi due protagonisti del focus, in scena giovedì 10 ottobre: Alsarah, nuova icona della musica retro pop dell’Africa orientale, fuggita dal Sudan in seguito a un colpo di stato militare e dallo Yemen, dopo lo scoppio della guerra civile, per stabilirsi finalmente in Massachusetts. Con la sorella Nahid fonda i Nubatones e si impone come una tra le più interessanti realtà nel panorama della contaminazione musicale africana. Autrice, compositrice ed etnomusicologa laureata alla Wesleyan University, grazie agli studi sul campo in Sudan ritorna alla musica di questo paese, imparando innanzitutto il modo in cui gli occidentali guardano l’Altro. Inserita tra le 100 donne africane più influenti al mondo dalla prestigiosa rivista Ok Africa, carismatica ed indipendente, appartiene a una generazione di artisti capaci di intraprendere con coraggio sentieri non battuti attingendo con rispetto al patrimonio tradizionale e mescolandolo abilmente col suo Nuovo Mondo e i linguaggi del contemporaneo. La sua figura affascinante e originale compare anche in “Beats of the Antonov”, premiato come Miglior Documentario al Toronto International Film Festival del 2014. Sul palco dell’Auditorium Pdm canterà i brani dell’ultimo disco “Manara” con cui ha letteralmente stregato la stampa internazionale.

Ha un vissuto difficile e travagliato anche la nuova stella della nuova stella del soul J.P. Bimeni che si esibirà subito dopo Alsarah: discendente di una famiglia reale burundese, ha lasciato il suo paese all’età di 15 anni durante la guerra civile ed è sopravvissuto a ben tre attentati prima di ottenere lo stato di rifugiato nel Regno Unito dov’è rimasto da allora. Con una voce calda che ricorda il primo Otis Redding, ha conquistato Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti che lo ha scelto per aprire quest’estate alcuni dei suoi Jova Beach Party. A Roma insieme ai the Black Belts presenterà il suo disco d’esordio “Free Me”: deep soul all’ennesima potenza. Un concentrato di racconti di amore e di perdita dove alle jam funk si susseguono accorate ballad provenienti dal southern soul.

Figlia di un combattente per l’indipendenza di Capoverde la “regina della Morna” Mayra Andrade, porterà il suo canto delicato e intenso venerdì 11 ottobre. Nata a l’Avana cresce a Praia, Capo Verde, e a sei anni segue la madre e il patrigno diplomatico in Senegal, Angola e Germania prima di stabilirsi a Lisbona. Definita dalla critica la più credibile erede di Cesària Évora, Mayra canta in creolo capoverdiano, in inglese, in francese, in portoghese, portando l’ascoltatore dentro luoghi avventurosi e inaspettati. Il suo pop tropicale racchiude il mondo intero, tra romanticismo occidentale e sensualità del sud, frammenti reggae e tempi dispari africani. Il suo momento arriva nel 2006, con il pluri-premiato debutto “Navega”. A maggio è uscito “Manga”, quinto lavoro sulla lunga distanza cantato interamente in creolo: un mix perfetto e naturale tra Afrobeat, musica urbana e musica tradizionale di Capo Verde.

È dedicato a Ruben Um Nyobé, leader anticoloniale che ha lottato per l’indipendenza del Camerun 1958, il nuovo disco di Blick Bassy, songwriter e compositore nato e cresciuto in Camerun e costretto nel 2005 a lasciare la sua terra e a trasferirsi a Parigi. Il successo nella nuova patria arriva per lui arriva nel 2015 quando la sua canzone “Kiki” tratta dall’album “Ako” viene scelta dalla Apple per la campagna mondiale di lancio dell’Iphone 6.Con una musica che miscela abilmente blues acustico, musica tradizionale, folk contemporaneo e perfino bossa nova brasiliana, Bassy canta la schiavitù del neocolonialismo, la necessità di eroi e la ricerca della vera identità imprigionando l’ascoltatore in un mondo affascinante, intriso di malinconia e sentimento, personale ma allo stesso tempo universale.

L’ultima giornata di Diasporas, sabato 12 ottobre si apre con “Le Cri du Caire”, un live a metà strada tra il rock, la poesia Sufi, il jazz, l’elettronica, sonorità orientali e slam poetry in cui la voce ipnotica del poeta e cantante Abdullah Miniawy, icona di una gioventù egiziana in lotta per la libertà e la giustizia, si confronta con la tromba di Erik Truffaz, grande figura del jazz europeo, il sax di Peter Corser e le corde del violoncello di Karsten Hochapfel. Uno spettacolo appassionato e commovente che porta il pubblico a una trance mistica e crea un intenso universo metaforico trascendendo identità e confini. Chiude il focus “Love & Revenge”, concerto visivo omaggio a un’epoca d’oro del mondo arabo: quella del cinema e delle commedie musicali con le loro storie melodrammatiche e sentimentali e quella delle dive e i divi della musica. Nata dall’incontro tra Rayess Bek, uno dei maggiori esponenti dell’Hip Hop e della “urban music” nel mondo arabo, le immagini dell’artista e fotografa libanese Randa Mirza, l’elettronica di Mehdi Haddab e il basso di Julien Perraudeau, Love & Revenge è un divertente remix di grandi successi della musica araba e immagini di film culto dell’età d’oro del cinema egiziano e arabo, dagli anni ’40 a oggi. Un’incredibile performance musicale e visiva, al tempo stesso una riflessione sull’identità e la varietà culturale, che racconta con ironia e un tocco di nostalgia del mondo arabo, della sua dissolutezza, delle tradizioni ma anche delle sue contraddizioni.