Geoff Dyer: cerco scritture diverse, non c’è una sola letteratura

Intervista esclusiva notturna a Torino con lo scrittore inglese

LUG 9, 2019 -

Torino, 9 lug. (askanews) – Una notte torinese, uno dei più importanti scrittori contemporanei davanti a una birra dopo un simposio pubblico, il tavolino di un bar che diventa lo spazio per una conversazione sulla scrittura con Geoff Dyer, l’autore di “Sabbie Bianche” e di “Natura morta con custodia di sax”.

“La cosa interessante per me e forse anche in generale – ha detto Dyer ad askanews cercando una definizione di scrittura – è che c’è stato un tempo nel quale se dicevi di essere uno scrittore significava che scrivevi romanzi. Il romanzo era la prova definitiva del tuo essere scrittore. In un certo senso si può dire che sia ancora così, ma a me piace l’idea che ci siano anche altri tipi di scrittura, che ti permettono di fare cose che non puoi fare con il romanzo e in qualche modo mi oppongo all’idea che ci sia solo un consumo della letteratura”.

Inglese trapiantato a Los Angeles, autore di libri tra loro diversissimi, ma fondamentalmente vero maestro della non fiction letteraria, Dyer incarna, sicuramente a suo modo, ma altrettanto sicuramente con determinazione, la figura dell’intellettuale che, ad occhi spalancati, gira il mondo, cercando di raccogliere il più possibile e di tradurlo in più scritture possibili.

“Mi piace l’idea – ha aggiunto – di scrivere e leggere qualcosa che ti faccia pensare ‘non ho idea di cosa sia’ e anche mi piace immaginare quali possano essere i criteri per giudicare quel testo. Mi piace una scrittura capace di generare le domande che le permettono poi di essere efficace. E credo che questo sia ciò che provo a fare, ormai da molti anni”.

Nei testi di Geoff Dyer ci si perde continuamente, ma ci si ritrova altrettanto spesso, la natura mobile e indefinita è la loro più chiara qualità. Ma c’è anche un Dyer che scrive fiction pura, che però, dopo un sorso di birra, ci definisce in termini molto precisi: “C’è un luogo, c’è un gruppo e ci sono ragazzi che incontrano ragazze. Tutto ha a che fare con l’innamorarsi: questo – dice Dyer – è tutto quello che so fare come scrittore di fiction. Quindi se avessi scritto solo fiction sarebbe una cosa davvero molto piccola”.

Grande è invece la capacità di scrivere di arte che Dyer ha messo in diversi libri, da “L’infinito istante” dedicato alla fotografia, fino a un saggio su Walter De Maria e il suo “Lightning Field” che è una delle cose migliori sull’arte contemporanea che potrete mai leggere. E lo è, perché come ha teorizzato anche Gilda Williams, scrivere di arte contemporanea richiede anche di “comportarsi” come arte contemporanea.

“Troppa critica, anche quella letteraria – ha concluso Dyer – finisce spesso con l’essere noiosa. Quello che è importante sarebbe scrivere qualcosa in grado di interessare il lettore, anche se questi non conosce il soggetto di cui si sta parlando. E per fare ciò io credo che ci sia bisogno di un elemento che possiamo chiamare artistico”.

La notte intanto passa, il bar si svuota. Rimane la sensazione, ovviamente vaga e provvisoria, di avere incontrato, oltre che un grande scrittore, anche qualcosa che assomiglia al senso profondo della letteratura. Ma che cosa sia questo senso, non ce lo chiedete.