Jenny Holzer a Bergamo: la verità esiste, capire serve ad agire

La grande artista americana in una mostra della GAMeC

MAG 31, 2019 -

Milano, 31 mag. (askanews) – E’ una artista iconica, capace da fine anni Settanta di portare negli spazi pubblici i suoi testi di lotta e rivendicazione. Jenny Holzer è una dei grandi protagonisti della seconda stagione dell’arte concettuale, che è riuscita a fare della pratica artistica uno strumento ben più largo degli spazi museali, nonché di aprire la strada a ricerche che hanno portato ad allargare sempre di più la sfera sociale dell’arte di oggi, o almeno di una parte di essa. Le sue proiezioni sugli edifici, i suoi testi a led, ma anche le sue panchine di marmo incise o le targhe sovversive che parlano di violenza, oppressione, femminismo, potere, guerra o sessualità sono diventate proverbiali nella storia dell’arte di oggi.

Oggi 68enne, Jenny Holzer ha quell’aura mai doma che si riscontra in altre donne che hanno segnato la storia del nostro immaginario visuale, come per esempio la quasi coetanea fotografa Annie Leibovitz, e incontrarla di persona è un’esperienza che offre una specie di confronto diretto con una forma di grandezza lontana da qualsiasi ostentazione e di esposizione personale. Tanto forti i messaggi del suo lavoro, quanto discreta e volutamente poco esposta (“Niente interviste in video o radio”) la sua presenza fisica. L’occasione per l’incontro è stata la mostra “Tutta la verità”, presentata dalla Galleria d’arte moderna e contemporanea di Bergamo nella sede di Palazzo della Ragione, con la curatela del direttore della GAMeC, Lorenzo Giusti.

“Le parole – ha spiegato Jenny Holzer ad askanews – sono uno strumento duplice, possono essere cattive e possono essere buone, in base a come le si usa. Possono mentire oppure dire la verità, come fa spesso la poesia. Io vorrei che le mie servissero a fare capire e a portare le persone poi ad agire”. Nello spazio bergamasco i messaggi dell’artista americana prendono la forma di una serie di nuove proiezioni luminose che trattano di molti temi classici del suo lavoro – identità e genere, per esempio – ma che si focalizzano poi in particolare sulla guerra e sul tema delle crisi migratorie. Come sempre sono messaggi diretti, a volte brutali, a volte lirici, tanto che tra gli autori dei testi Holzer ha scelto, oltre a molti esuli e vittime della guerra, anche poeti: tra loro Pier Paolo Pasolini, Wislawa Szymborska o Patrizia Cavalli. Accanto alle installazioni video, poi, nove panchine in marmo, anch’esse con incise frasi, completano l’installazione, potente, complessa, dolorosa e avvolgente, di Palazzo della Ragione.

“Ancora oggi il linguaggio di Jenny Holzer – ci ha detto Lorenzo Giusti – ci permette di capire quali sono le dinamiche della comunicazione che vengono in qualche modo utilizzate su vari fronti. E’ un’artista che è sempre stata d’attualità, ma che oggi forse ancora di più riesce a parlarci di quello che siamo e di come noi percepiamo i messaggi o riusciamo a veicolarl. Credo che per un’istituzione come la nostra poter lavorare a strettissimo contatto con Jenny Holzer sia un grande onore”.

Nell’installazione, concepita appositamente per il palazzo di Bergamo Alta, si possono perdere i riferimenti spazio temporali e si può venire trasportati dentro una dimensione che per Holzer è semplicemente – e qui si trova il nervo principale del suo radicalismo – quella della verità. Una parola complessa (basti pensare al giornale sovietico “Pravda”) di cui però Jenny Holzer, come dimostra il titolo della mostra, non ha nessuna paura, né di fronte a essa prova alcun imbarazzo concettuale: “La verità esiste – ci ha detto l’artista con assoluta convinzione e naturalezza – i testi dei bambini siriani dicono la verità, sono non mediati, sono semplicemente veri. Greta Thunberg, quando parla dei cambiamenti climatici, dice la verità”. E quando le abbiamo chiesto come si sta a guardare in faccia la brutalità di questa verità da così tanti anni, Holzer, anche in questo caso, non ha avuto alcuna esitazione: “Meglio guardare e attivarsi per provare a cambiare le cose – ci ha risposto – piuttosto che limitarsi a guardarle in televisione. Voglio credere che se sai cosa succede davvero puoi anche agire meglio”.

Pero ora ad agire, o meglio, a continuare ad agire ormai dal 1977, sono le parole dell’arte di Jenny Holzer, la sua semantica concettuale che si traduce però, nel linguaggio anche emotivo di chi ci si imbatte, in carne, sangue, orrori e soprusi di fronte ai quali l’artista, con la sua serena ma incrollabile fermezza, continua a non volersi piegare. Anche questa, e non solo gli oggetti super milionari di Jeff Koons, è l’arte contemporanea. Ed è importante ricordarlo, sempre.