Dalle rotative i “Sudari” di Gianluigi Colin, la mostra a Roma

Alla Visionarea Art Space, con sostegno Fondazione Terzo Pilastro

MAR 13, 2019 -

Roma, 13 mar. (askanews) – Fino al 10 maggio 2019 sono in mostra a Roma nella Visionarea Art Space (secondo piano dell’Auditorium della Conciliazione) i “Sudari” di Gianluigi Colin, figura eclettica, per molti anni art director del Corriere della Sera e attualmente cover editor del supplemento culturale la Lettura di cui è stato co-fondatore.

I “Sudari” di Colin sono una sequenza di opere astratte, cariche di sedimentazioni cromatiche, di striature ripetute, di campiture dilatate nello spazio. La particolarità di questa nuova serie risiede nell’origine di questi lavori e mette in luce la storia personale e la radice concettuale della recente ricerca dell’artista: Gianluigi Colin, infatti, si appropria di grandi tessuti utilizzati per pulire le rotative di quotidiani e di stabilimenti di arti tipografiche. Si tratta di “roto-pitture” su tessuti in poliestere, usati per “rimuovere” simbolicamente le parole e le immagini nella produzione editoriale.

Le opere in mostra nascono nel complesso magma della realtà tipografica, portatrice della memoria di giorni, mesi, anni di informazioni, intrise di inchiostri ed energie collettive. Autentici “stracci di parole”: il grado zero di ogni forma di scrittura.

Gianluigi Colin pone al centro della propria ricerca la mitologia dei quotidiani, dei libri, della cultura, riflettendo sul sistema dei media, operando nel dialogo tra immagini e parole e affrontando il tema dello sguardo e della memoria. L’artista, dal suo punto di vista privilegiato, osserva il mondo attraverso il suo farsi storia a partire dal flusso infinito delle immagini della cronaca quotidiana, che arrivano a depositarsi nella memoria individuale solo dopo il filtro dei media. Il “capitale” iconografico della nostra storia presente è il punto di partenza dell’indagine, che mette da parte una lettura ideologica per porre al centro la ricerca sulle trasformazioni tecnologiche che in questi anni hanno mutato i processi conoscitivi, la cultura della rappresentazione e, soprattutto, l’atteggiamento progettuale.

Il progetto comprende un corpus di tre monumentali lavori, completamente inediti e realizzati appositamente per la quarta mostra della terza stagione di Visionarea Art Space, che, per il terzo anno consecutivo, vede il prezioso sostegno della Fondazione Cultura e Arte, ente strumentale della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, presieduta da Emmanuele Emanuele, il quale commenta: “Il sudario, come sappiamo, è un lenzuolo funebre, ma in questo caso diventa metafora di una traccia tangibile di qualcosa che è stato e che non è più. Gianluigi Colin decide di applicare la sua ricerca sul tempo che passa, e sull’oblio che è sempre in agguato, ad un tema quanto mai attuale e controverso: quello dell’informazione. In una società ‘liquida’ com’è la nostra, in cui tutto scorre e viene rapidamente dimenticato, per lasciare il posto al nuovo, le vestigia della produzione editoriale – gli inchiostri e colori in cui si sfaldano le parole e le immagini – che Colin imprime sui suoi lavori diventano, insieme, memoria e monito”.

“In questi object trouvé ho trovato la simbolica rimozione di infinite storie, la stessa che coinvolge ognuno di noi, e che rischia di condurci alla dimenticanza, all’oblio. È la traccia di un tempo dissolto, inattesa testimonianza del dialogo con la complessità dell’esistenza. Tele prelevate nel cuore del mondo della produzione culturale che si manifestano come sudari laici del nostro tempo”, ha commentato l’artista, nato a Pordenone nel 1956, ma residente a Milano, che ha già esposto le sue opere all’Arengario di Milano (1998), al centro Cultural Recoleta di Buenos Aires (2002), al Museo Manege di San Pietroburgo (2003), al MADRE di Napoli, alla Bienal del Fin del Mundo a Ushuaia, al Museo IVAM di Valencia (2011), alla Fondazione Marconi a Milano nel 2012, alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Pordenone nel 2013, al museo MARCA a Catanzaro, nel 2016, alla Triennale di Milano nel 2018 e a Matera, capitale europea della Cultura, nel gennaio 2019.