Al MANN di Napoli al via gli incontri di Fuoriclassico3

In scena anche due mostre: Mapplethorpe e Antonio Canova

FEB 20, 2019 -

Roma, 20 feb. (askanews) – Pier Paolo Pasolini e Maria Callas che si guardano negli occhi, innamorati di un amore impossibile, sul set di Medea, in uno scatto famoso di Mario Tursi. La Divina indossa il costume della regina barbara del mito. Pasolini è vestito alla moda del 1969: questa, da tre anni, l’immagine-simbolo di Fuoriclassico. La contemporaneità ambigua dell’antico. Essa esprime, come meglio non si potrebbe, il rapporto di prossimità e distanza tra gli antichi e noi e indica la possibilità di affrontare il mondo classico con rigore e al tempo stesso con ironia. Fuoriclassico significa parlare dei classici sollecitandoli con domande contemporanee. Significa portare i classici fuori da se stessi, esporli al contatto con quello che classico non è. Ovviamente, Fuoriclassico gioca anche sulla parola fuoriclasse, essendo i classici dei veri e propri fuoriclasse, degli autori e delle opere di rango superiore e di lunga durata.

Con la terza stagione di Fuoriclassico. La contemporaneità ambigua dell’antico, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN) dedica il 2019 (da febbraio a dicembre) al tema del corpo. Quattordici incontri, ventinove ospiti tra italiani e stranieri, linguaggi che spaziano dalla poesia al teatro, dalla filosofia alla danza, dalla fotografia alla scienza: ecco il ricco programma di quest’anno. Fortemente voluto dal direttore del Museo, Paolo Giulierini, Fuoriclassico è curato da Gennaro Carillo. Il coordinamento è di Marinella Pomarici e Andrea Milanese.

Fuoriclassico è un ciclo di incontri concepito proprio in rapporto agli spazi e alle collezioni del Museo Archeologico Nazionale, care al Roberto Rossellini di Viaggio in Italia. L’idea di fondo è quella di mettere in tensione l’antico con il contemporaneo, facendo dialogare, su un tema comune, mondi al tempo stesso lontani e vicini. Si tratta prima di tutto uno spazio di incontro e scontro fra mondo classico e questioni contemporanee. È poi un laboratorio nel quale sperimentare – ogni anno su un tema diverso – incroci imprevedibili tra linguaggi.

“La sfida è quella di rivolgersi a un pubblico ampio ed eterogeneo senza tuttavia perdere rigore; di dimostrare che la cultura e il bello possono essere fruiti con godimento estremo e che la domanda di temi classici è fortissima, basta saper sollecitare le corde giuste. Anzi, – dichiara Gennaro Carillo che ne cura la direzione artistica – viviamo un tempo nel quale i classici vengono costantemente richiamati, magari anche a sproposito, dal discorso pubblico, a dimostrazione della loro vitalità, di quella che Proust chiamava una novità durevole: i classici sono sempre nuovi, e insieme remotissimi, inattuali, e ogni tempo se ne appropria a suo modo”.