Pensare e condividere la contemporaneità, a Milano inaugura ICA

Un progetto culturale a 360 gradi sul modello anglosassone

GEN 24, 2019 -

Milano, 24 gen. (askanews) – Un collettore di esperienze e creazioni, per restituire al pubblico un pensiero sul presente il più possibile articolato e sfaccettato. A Milano inaugura l’Istituto Contemporaneo per le Arti, una fondazione privata che unisce diversi protagonisti del mondo culturale seguendo un’idea, che nasce da analoghe esperienze nel mondo anglosassone, di condivisione e restituzione delle energie coinvolte. Primo progetto una mostra ispirata allo storico francese Marc Bloch.

“Non è uno spazio espositivo – ha spiegato ad askanews il presidente di ICA Milano, Lorenzo Sassoli de Bianchi – ma è un progetto che si occupa di arte e di arti contemporanee nelle loro diverse declinazioni, per stimolare il pensiero e la riflessione”.

Una mission complessa e rilevante, soprattutto in questo momento storico dell’Italia, che il direttore Alberto Salvadori è chiamato a realizzare all’insegna di alcuni principi fondanti. “Le parole chiave – ci ha detto – sono relazione, inclusione, partecipazione”.

Situato in un ex spazio industriale, nel quale gli interventi architettonici hanno voluto mantenere l’aspetto originale, essendo anche un luogo di produzione culturale, a pochi passi da Fondazione Prada in uno dei quartieri di Milano che stanno più rapidamente crescendo, ICA vuole aprire il più possibile la fruizione del contemporaneo, in un contesto di libertà che probabilmente resta la sua caratteristica più rilevante.

“È un luogo – ha aggiunto Salvadori – nel quale le arti visive saranno una delle componenti della programmazione e della ricerca e delle produzioni che faremo: cinema, teatro, danza, performance, letteratura e anche laboratori e possibilità di esperienze legate all’arte e la sua relazione con quelle che sono le malattie degenerative del sistema nervoso, per fare un esempio. E poi ceramica, libri d’artista, tutto però in un ambito molto sperimentale e in un contesto in cui la contemporaneità la fa da padrona”.

Entrando più nel merito, la prima manifestazione del lavoro di ICA è la mostra collettiva “Apologia della storia – The Historian’s Craft”, che parte dall’assunto di Bloch che anche la storia sia un’esperienza creativa, più vicina alla produzione artistica che alla semplice ricerca scientifica. A curare l’esposizione, in collaborazione con Salvadori, è stato chiamato Luigi Fassi.

“Il presente è già storia – ha detto ai nostri microfoni – guardando le opere degli artisti vediamo che ognuno parte dalla propria esperienza identitaria, quindi dalla propria esperienza di cittadino del Sudafrica piuttosto che della Danimarca, raccontando il proprio presente attraverso il rigore e il metodo che si approssima a quello di uno storico. Qual è il risultato, quello di comprendere come l’esperienza umana nel proprio svolgersi attraverso il presente è già storia, è già un’esperienza meditativa che prova a guardare al passato per interpretare il prossimo futuro”.

E la cosa più interessante è che questa interpretazione passa anche attraverso soggetti imprevisti, siano essi dei bambini rumeni che danno fuoco ai pollini in un film ipnotico di Mona Vatamanu e Florin Tudor oppure un topo parlante creato da Ryan Gander.