La Natura e l’immateriale monumentale: Marinus Boezem a Milano

In Galleria Fumagalli la mostra "Bird's-eye wiev"

GEN 24, 2019 -

Milano, 24 gen. (askanews) – Una cattedrale fatta di semi di mangime per uccelli all’interno di una galleria d’arte milanese. È la manifestazione più clamorosa della prima mostra personale in Italia dal 1978 dell’artista olandese Marinus Boezem, ospitata nella Galleria Fumagalli, un progetto nel quale arrivano a convergere Land Art e concettualismo, interno ed esterno e, ovviamente, natura e artefatto.

“Il rapporto tra Natura e Cultura – ha detto ad askanews la gallerista Annamaria Maggi – è assolutamente molto stretto in questo tipo di lavoro, Marinus Boezem ama, ed è una delle sue caratteristiche principali, portare all’interno degli ambienti la Natura ed evocarne i vari aspetti”.

“Bird’s-eye wiev”, questo il nome sia dell’opera principale sia della mostra, ricrea con i semi la pianta della Basilica di San Francesco ad Assisi e porta la Natura, attraverso rami che spuntano dalle pareti, a letteralmente assediare lo spazio, ma con grazia e leggerezza, con una lentezza che ha qualcosa di maestoso.

“È un lavoro totalmente nuovo – ci ha raccontato il curatore della mostra, Lorenzo Bruni – che vediamo per la prima volta a Milano, ma è anche un lavoro, come direbbe anche lui, che ci ha messo tutta una vita per arrivare qui. Infatti all’interno di questa installazione, ma forse è improprio chiamarla installazione, perché lui mette in crisi il concetto di installazione, ritroviamo tutti i temi importanti di Marinus Boezem, ed ecco anche qui che il concetto di installazione non si limita al perimetro della galleria, ma anche a una sua smaterializzazione”.

L’immateriale, il non negoziabile: nel lavoro di Boezem, oggi 85enne, ritornano alcune delle suggestioni dell’Arte povera, ma anche molte pratiche che sono andate oltre, come i lavori di scrittura aerea di cui la mostra da Fumagalli presenta una nuova lettura, attraverso un’opera del 2019 che unisce nuvole, ventilatore e specchio.

“Siamo tutti noi che partecipiamo a questa dimensione effimera – ha aggiunto Bruni – che però nella nostra memoria e nel nostro racconto con gli altri diventa eterna”.

Un’ultima considerazione che non può essere evitata, per quanto possa apparire banale: una mostra per tanti versi intangibile in una galleria privata.

“La parte commerciale – ha concluso Annamaria Maggi – viene gestita in modo diverso, e ovviamente è indispensabile per sopravvivere, ma la gestiamo in un altro modo. I progetti specifici che faccio con gli artisti devono essere totalmente liberi e di grande respiro”.

E ricordare che proprio dalle gallerie il Secondo Novecento ha visto spesso partite i movimenti e gli artisti che poi hanno fatto la storia può essere una buona prospettiva per abbracciare a tutto tondo le sensazioni innescate dalla mostra di Boezem, aperta al pubblico fino al 5 aprile.