La storia a processo, Lisbeth Salander dichiarata “innocente”

Al Manzoni di Milano giudicata l'eroina dei romanzi Stieg Larsson

NOV 27, 2018 -

Roma, 27 nov. (askanews) – Al Teatro Manzoni di Milano il 26 novembre è andato in scena il secondo appuntamento con il format “Personaggi e Protagonisti: incontri con la Storia Colpevole o Innocente?” ideato e curato da Elisa Greco, in concomitanza con la Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne. Questa volta sotto processo c’era Lisbeth Salander, eroina dei romanzi firmati dalla penna di Stieg Larsson, nonché simbolo della lotta femminile contro la violenza di genere.

La corte presieduta da Fabio Roia, presidente di sezione del tribunale di Milano e da anni impegnato nel contrasto alla violenza di genere ha aperto il processo con la lettura dei capi d’accusa poi presentati dal pubblico ministero, il sostituto procuratore Luca Poniz, secondo il quale, pur riconoscendo il ruolo di vittima a Salander, ha sostenuto che lei avrebbe agito contro la legge, passando da vittima a carnefice, imitando i comportamenti degli uomini che l’avevano abusata per tutta la vita.

La difesa, mossa dall’avv. Laura Cossar, consigliere e tesoriere dell’Ordine degli avvocati di Milano, ha rivendicato e sostenuto l’art. 52 del c.p. sulla legittima difesa, e l’art. 530 del c.p.c.: “Chiedo l’assoluzione della mia cliente poiché il fatto è stato commesso in presenza di una causa di giustificazione o di una causa personale di non punibilità ovvero vi è dubbio sull’esistenza delle stesse”.

L’imputata, Barbara Stefanelli, vicedirettore del Corriere della Sera e ideatrice del blog la 27 ora, ha rilasciato una deposizione toccante con un monologo di grande impatto. Prendendo spunto dai romanzi, Stefanelli ha rievocato l’atmosfera dark delle pagine di cui Lisbeth è protagonista: “La gente pensa che non abbia nulla da perdere perché sono sola e non ho una famiglia. Ma io ho moltissimo da perdere: me stessa. Non posso aspettare i tempi dello Stato. Un uomo violento può essere sconfitto da una donna minuscola”.

Un ruolo chiave quello assunto dalle testimonianze che hanno dato vita a un dibattimento serrato nel quale hanno trovato posto anche numerosi richiami all’attualità come la difficile coincidenza tra misure cautelative a protezione delle vittime e la conclusione dei tre gradi di giudizio entro i termini di scadenza delle stesse. Per l’accusa si sono susseguite la penalista Paola Boccardi e la scrittrice Sara Loffredi, autrice del libro “Non sarà sempre così”, dove racconta della storia vera di Luigi Celeste: un giovane colpevole di aver ucciso il padre che per anni aveva violentato la madre, reato per cui ha scontato la sua pena. Diana De Marchi, Presidente Commissione Pari Opportunità del Comune di Milano, ha aperto gli interventi dei testimoni della difesa raccontando, dati alla mano, il numero di denunce che ogni anno arrivano nei suoi uffici milanesi: oltre 900 donne si sono rivolte ai centri anti-maltrattamenti, la maggior parte accusando il partner di lunga data. Insieme a De Marchi, ha testimoniato in difesa della Salander anche il Presidente della Maison Gattinoni, Stefano Dominella, che da anni accompagna le detenute nel loro percorso di riabilitazione avendo modo di conoscere donne che scontano pene per essersi trasformate da vittime in carnefici, seguito da Luca De Michelis editore di Marsilio.

Testimonianza incisiva, quella del perito d’ufficio, il Prof. Guglielmo Gulotta, che ha descritto, in maniera lucida e chiara la “sindrome della donna maltrattata”, usata in America come giustificazione in tribunale per le reazioni, spesso violente, delle vittime di un abuso. In Italia ancora non è pratica riconosciuta.

Difficile il “lavoro” della giuria popolare che si è trovata difronte ad una Corte che ha sostenuto le sue tesi con passione e altrettanta perizia e che al termine si è espressa con un verdetto combattuto ma chiaro: Lisbeth Salander è innocente.