Lombardia, cellulare materia di studio

NOV 2, 2018 -

Roma, 2 nov. (askanews) – (fonte http://www.lautomobile.aci.it) Tutti incollati al cellulare, anche per strada, alla guida di un’auto, a piedi, in bicicletta o in motorino. Una dipendenza che colpisce giovani e meno giovani, ma è sulla fascia di età dai 16 ai 21 anni che si è voluta concentrare la regione Lombardia, con una indagine dal titolo “Conoscenze dei rischi da uso improprio in strada di cellulari, smartphone e loro applicazioni rivolta a nuove generazioni”.

Studenti sotto esame

La ricerca, curata da Polis Lombardia, ha coinvolto 2.612 studenti delle classi 4a e 5a di alcuni istituti superiori del milanese che sono stati invitati a rispondere a un questionario ad hoc sulle abitudini di spostamento e sulla percezione del rischio legato all’uso dello smartphone nel traffico.

Cosa è emerso? Innanzitutto, le modalità di trasporto più gettonate tra i giovani per andare a scuola, in palestra o incontrarsi con gli amici sono prevalentemente i mezzi pubblici, la bici o semplicemente a piedi. Per quanto riguarda l’uso del cellulare, le risposte indicano una generale prudenza: solo il 16,5% non si stacca dal cellulare neanche mentre attraversa la strada e il 12,5% quando è in bici. Viceversa, l’81,9% afferma di guardare una notifica solo dopo aver superato il passaggio pedonale e il 68,1% dei giovani ciclisti dichiara che il messaggio lo legge solo dopo essersi fermato.

Giovani consapevoli

Una parte seppur minoritaria del campione, invece, usa solitamente il motorino o dispone già di un’auto per spostarsi durante la giornata e anche a questi è stato chiesto che rapporto hanno con il telefonino mentre sono alla guida. Pure in questo caso, in base alle risposte date, i giovani hanno dimostrato senso di responsabilità e consapevolezza del rischio: il 72,2% di chi si muove in scooter o moto e il 60,8% di chi è al volante di un’auto dichiara di non usare mai il cellulare durante la marcia. E circa l’80% di loro afferma di guardare il contenuto di un messaggio solo da fermo.

Gli automobilisti, in particolare, dichiarano che mentre guidano rispondono comunque alle telefonate nel 28,9% dei casi e il 10% di loro di fare chiamate (comportamenti ammessi dalla legge se si usano auricolari o vivavoce). Preoccupa, invece, quel 10% del campione che ammette tranquillamente di usare incondizionatamente lo smartphone per parlare, chattare, navigare, mentre l’8,3% si limita solo a leggere i messaggi e il 4,2% ad inviarli, anche se ciò comporta il fatto di distogliere la vista dalla strada.

Incidente, allarme continuo

“Il problema esiste e riguarda tutti, a qualsiasi età”, ci dice Riccardo De Corato, assessore alla sicurezza della Lombardia, “gli incidenti stradali sono ancora un fenomeno allarmante e una delle prime cause di morte per i più deboli: bambini, giovani, anziani, soprattutto a piedi e in bicicletta. L’uso incondizionato del cellulare complica ulteriormente la situazione. Stando alle risposte date al questionario, i giovani sembrano essere prudenti in materia, ma poi bisogna vedere se nella realtà usano la stessa cautela dichiarata a parole. Non dobbiamo abbassare la guardia, le istituzioni devono fare di più”.

A scuola di smartphone

Quali soluzioni? “Come Lombardia”, sottolinea l’assessore, “abbiamo avviato una stretta collaborazione con l’ufficio scolastico regionale per coinvolgere tutti gli istituti a organizzare campagne informative sistematiche sull’argomento e sensibilizzare i ragazzi ai rischi a cui si espongono”.

“Occorre fare molta prevenzione e, nel frattempo, studiare sanzioni più stringenti ma efficaci”, conclude De Corato, “penso a una modifica al Codice della strada che preveda anche il sequestro del telefonino sia alla guida che quando si attraversa la strada. Ma il sequestro dovrebbe scattare solo in caso di recidiva e dopo un periodo transitorio dall’entrata in vigore della norma e una massiccia campagna educativa a livello istituzionale. Bisogna dare il tempo alle persone di prendere consapevolezza del pericolo per sé e gli altri. La sanzione da sola non basta”.