L’energia degli “Igloos”, Mario Merz in Pirelli HangarBicocca

Per la prima volta esposte oltre 30 opere, emozione nello spazio

OTT 24, 2018 -

Milano, 24 ott. (askanews) -Un rifugio, un ventre, uno spazio umano. Gli Igloo di Mario Merz sono uno dei luoghi cardine della storia dell’arte contemporanea, una delle forme più riconoscibili della relazione tra noi e il Mondo. E ora, in Pirelli HangarBicocca a Milano, per la prima volta viene presentata una catalogazione pressoché completa di tutte le tipologie di Igloo concepite da Merz. Oltre 30 opere di straordinario impatto visivo ed emotivo, riproposte con la curatela di Vicente Todolì.

“Mario Merz – ha spiegato ad askanews il direttore artistico di Pirelli HangarBicocca – aveva un grande intuito dello spazio, della dimensione umana dello spazio, sapeva interpretarla. E qui per la prima volta abbiamo una mostra che è completamente orizzontale, e questa orizzontalità può realmente dialogare con questa verticalità dello spazio, grazie all’energia che ha la forma semisferica dell’Igloo, che quando è opaco raccoglie l’energia, mentre la riflette quando è trasparente. Si chiude al mondo e si difende, ma anche si apre al mondo e comunica con l’universo”.

La mostra “Igloos” è realizzata in collaborazione con la Fondazione Merz di Torino, presieduta dalla figlia dell’artista, Beatrice. “Per me – ci ha detto – è un’emozione grandissima, mi era capitato ovviamente di vedere una mostra di tanti Igloo, a Zurigo nel 1985, anche se erano meno. Seguendo mio padre, ovviamente li conosco tutti, ma vederli così tutti insieme è un’emozione veramente grande e credo sia davvero un suo ritratto. E’ come un paesaggio, si può fare una magnifica passeggiata in mezzo a diversi materiali, diverse misure, diversi messaggi, e lasciarsi andare in questo paesaggio”.

Figura chiave dell’Arte Povera e morto nel 2003, Merz ha utilizzato la metafora dell’abitazione primordiale come strumento, come occasione per ragionare sugli spazi, fisici e concettuali, ma anche sulle relazioni tra l’individuo e la collettività. E tutte le emozioni che le singole opere portano dentro di sé trovano una risonanza anche nel luogo che le ospita, le grandi navate dell’ex spazio industriale di Pirelli.

“L’idea – ha aggiunto Todolì – è sempre quella di fare cose che non si erano mai fatte, e anche uniche, perché hanno questa simbiosi, questa interazione con la seconda vita di questo spazio che dà la possibilità di fare mostre irripetibili”.

Attraversando la mostra – che conferma come Pirelli HangarBicocca sia oggi a tutti gli effetti uno dei grandi protagonisti della scena internazionale del contemporaneo, anche per quanto riguarda l’approccio agli artisti storicizzati – si sente la presenza fisica del lavoro dell’artista e, per estensione, anche della sua persona. Per questo abbiamo chiesto a Beatrice Merz se in qualche modo c’era un elemento di malinconia personale per lei.

“Malinconia no – ci ha risposto – mai. Perché con queste opere non si può essere malinconici. Sono opere che guardano al futuro. E’ lo spazio umano che dà la sicurezza, e la condivisione e il restare uniti”.

Quando l’arte provoca, e le provoca, sensazioni di questo tipo, viene da pensare che, almeno nello spazio della mostra, non ci sia bisogno di molto altro.