I concetti-oggetti di Piero Manzoni, una mostra a Firenze

Al Museo Novecento una lettura in profondità dell'artista

SET 18, 2018 -

Firenze, 18 set. (askanews) – Sull’arte di Piero Manzoni, il creatore della ormai leggendaria “Merda d’artista”, si è scritto e visto molto. Ma, come capita guardando con maggiore attenzione ciò che a volte diamo per scontato, avvicinandosi di più si ha ancora oggi, a 55 anni dalla morte dell’artista, la possibilità di trovare nuove letture. Soprattutto se ci si affida, come ha fatto il Museo Novecento di Firenze, allo sguardo curatoriale di Gaspare Luigi Marcone, uno dei più attenti lettori dell’opera manzoniana.

E dunque la mostra “Piero Manzoni”, che nel museo fiorentino è parte del ciclo “Solo” – voluto dal direttore Sergio Risaliti per celebrare alcuni artisti chiave e al tempo stesso metterli in relazione con la collezione – è un’occasione per avvicinarsi, o ri-avvicinarsi, ai concetti-oggetti di Piero, quelle opere d’arte a metà strada tra l’invenzione creativa e un’idea aggiornata di readymade, che hanno segnato il più intenso scarto concettuale nel lavoro di Manzoni. E giustamente si parte dalle linee, con la loro solo apparente certezza geometrica, stese o racchiuse in cilindri che, nel caso della clamorosa “Linea di lunghezza infinita”, diventano perfetti eredi della pratica di Duchamp, oggetti concettuali densi e radicali, dove è una semplice etichetta a dare forma all’idea di in-finito, l’impossibile contenitore di un impossibile contenuto.

I corpi, poi, sono altri elementi su cui indaga la mostra fiorentina, siano essi i “Corpi d’aria” di Manzoni, oppure quelli delle persone che l’artista firmava, trasformandole in opere d’arte tanto effimere quanto reali. Ma il corpo è protagonista anche del “Fiato d’artista”, così come nel ruolo di ingeritore delle celeberrime uova firmate con l’impronta digitale e infine, al termine di un ciclo completamente corporale, ecco la già citata “Merda d’artista”. Osservate da questo punto di vista anche le famose piccole lattine note in tutto il mondo assumono una chiarezza ulteriore, più armonica con la produzione complessiva di Piero. Naturalmente in mostra non mancano anche alcuni “Achrome”, né le “Tavole di accertamento”.

Il dialogo con il Museo Novecento, poi, si completa con una “Base magica”, concepita per trasformare chiunque in un’opera d’arte e collocata negli spazi della collezione permanente dell’istituzione fiorentina che ospita la mostra di Manzoni fino al 13 dicembre.