Pittura, teatro e poesia: una versione di Chagall a Mantova

A Palazzo della Ragione anche la ricostruzione del Teatro ebraico

SET 6, 2018 -

Mantova, 6 set. (askanews) – “Dimmi Chagall perché questa musica /Tutto ciò che si vede a bassa voce si nega / Dimmi Chagall è tutto solo pittura, /Solo inganno per gli occhi.

Dimmi Chagall quale strano linguaggio / Il quadro parla al contempo senza parlare / E di cosa mai l’immagine è immagine / Come il fiore nascosto nel cuore del grano”.

I versi di Louis Aragon sono un buon modo per entrare nella mostra “Marc Chagall – Come nella pittura così nella poesia”, aperta a Palazzo della Ragione a Mantova. Un viaggio nell’arte e nel tempo, nel suono visivo di un tempo che la pittura di Chagall ha scandito in modo unico.

E il parallelo con la poesia, che sostiene l’intera mostra, sembra nascere proprio da quel modo di essere dei grandi poemi che il critico Harold Bloom ha definito “stranezza”. Una caratteristica onnipresente in Chagall, come ha confermato anche il critico d’arte Giovanni Pasetti.

“La stranezza di Chagall – ha detto ad askanews – è proprio nel fatto che egli usa una fantasia fondamentalmente surrealista, che però ha una vena poetica maggiore rispetto ai surrealisti classici, quindi decostruisce il mondo e lo ricostruisce in chiave poetica”.

Una ricostruzione che diventa straordinariamente concreta, pur nella sua levità, nella sala che riallestisce i lavori di grandi dimensioni dell’artista russo per il Teatro ebraico da camera di Mosca, vero cuore dell’esposizione mantovana.

“Chagall non fa una illustrazione né di fondali del Teatro ebraico, né del Teatro ebraico in sé – ha aggiunto Pasetti – ricrea l’anima del Teatro ebraico”.

Poesia, teatro, letteratura: tanto nelle opere su carta, alcune veri piccoli capolavori, quanto nei dipinti in mostra, tra i quali un’indimenticabile finestra, si sente il fluire delle storie che sono il cuore della narrazione portata avanti da Chagall.

“Chagall – ha concluso Giovanni Pasetti – è una storia vivente, è come i grandi romanzieri e raccontatori ebraici che prendono dei piccoli eventi e li trasformano in modo assoluto, portando tra l’altro con sé i retaggi della grande tradizione religiosa ebraica, che nei villaggi dell’Est viene reinterpretata e diventa più popolare, ma in Chagall ha anche un lato colto”.

L’esposizione mantovana, che ha il pregio di non voler “dire tutto” su Chagall, ma sceglie una linea, una “versione”, e la porta avanti con coerenza, resta aperta al pubblico fino al 3 febbraio 2019 ed è curata da Gabriella di Milia, in collaborazione con la Galleria statale Tret’jakov di Mosca, promossa dal Comune di Mantova e organizzata e prodotta da Electa, che firma anche il catalogo.