Recalcati presenta “Alberto Burri, il grande cretto di Gibellina”

Mercoledì 20 giugno nella piazza del Maxxi a roma

GIU 18, 2018 -

Roma, 18 giu. (askanews) – Mercoledì 20 giugno alle 21, nella piazza del MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Massimo Recalcati presenta il volume “Alberto Burri. Il Grande Cretto di Gibellina”, in una lectio sul grande artista del secondo Novecento che ripercorre la storia dell’opera di Land Art più grande al mondo, iniziata nel 1985 e completata postuma nel 2015.

Per Massimo Recalcati “l’opera d’arte, come sanno bene tutti i grandi artisti, intrattiene sempre un rapporto con l’assoluto, con l’irraffigurabile, con il reale, con l’impossibile”. Sudario di cemento steso sui resti di un paese distrutto, il Grande Cretto di Gibellina si fa toccante testimone ed eterno custode della Storia e delle persone che in quei luoghi hanno vissuto. Adagiato sulle macerie della vecchia Gibellina, il lavoro di Burri protegge e preserva, con il perpetuo invito al silenzio, la memoria dell’immane tragedia scatenata dal sisma.

La ricostruzione del paese, completamente distrutto nella notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968, portò alla creazione di una nuova realtà, chiamata Gibellina Nuova, dove l’allora sindaco Ludovico Corrao chiamò a sé, con un atto di responsabilità civile, i più importanti artisti del panorama contemporaneo.

Burri, unico tra questi, scosso dall’immagine delle rovine, volle la sua opera nella vecchia città lacerata. L’intervento dell’artista, che ricoprì l’intera Gibellina Vecchia con una distesa di cemento che tiene salde le materie e i ricordi, sancisce un legame tra il bisogno di elaborazione del trauma e lo scenario storico in cui esso si materializza, antico e mitico. Nella seconda parte del volume, una selezione antologica di testi di Régis Debray, Pietro Bellasi e Georges Didi-Huberman rintracciano le connessioni tra la realtà dell’immagine e l’istanza della morte, dell’invisibile, del perpetuo ritorno dell’inconosciuto, perché come nelle parole di Recalcati “l’arte non può accontentarsi di celebrare il visibile e il suo ordine conformistico, ma deve discendere nell’abisso dell’informe, del Terrificante, dove incontriamo, insieme alle macerie del mondo, le nostre”.

L’evento fa parte del programma di YAP FEST 2018.