Chiude la 57esima Biennale d’arte: oltre 615mila i visitatori

Crescita 23%, il presidente Baratta: non smetteremo di rischiare

NOV 27, 2017 -

Venezia, 27 nov. (askanews) – La 57esima Biennale d’arte di Venezia chiude ufficialmente i battenti, dopo sei mesi di apertura al pubblico. I numeri parlano di un ulteriore e importante aumento dei visitatori, arrivati per quest’anno a 615mila, con una crescita del 23% rispetto all’edizione precedente. “Il fatto che i visitatori siano aumentati mi tranquillizza – ha detto ad askanews il presidente della Biennale Paolo Baratta – perché significa che il mondo vuole parlare con gli artisti e vuole farlo direttamente, senza sacerdoti nel mezzo”.

Nel commento di Baratta, si coglie quella costante attenzione a guardare un poco oltre il singolo dato, per cercare di amplificare l’esperienza e l’intensità di quella che resta, a tutti gli effetti, una delle primissime mostre d’arte contemporanea al mondo per importanza e risonanza. “Il bilancio – ha aggiunto il presidente – è fatto di tante diverse cifre: io metto in primo luogo tre cifre. La prima è il fatto che per nove settimane d’autunno abbiamo avuto più visitatori che nella settimana del vernissage. Quindi affermare che questa è una Biennale del pubblico e dei visitatori è dimostrato. Secondo che ci sono stati 35mila ragazzi delle scuole guidati dai loro insegnanti che sono venuti qui dopo il lavoro fatto con il nostro progetto educational. Il che significa che il rapporto con la scuola e le energie nuove è aperto e vivace. Terzo che ci sono stati in totale più di 8mila giornalisti visitatori”.

Il tema per il 2017 è stato quel “Viva Arte Viva” che la curatrice Christine Macel ha da sempre interpretato come un inno alla libertà creativa degli artisti. E non solo loro. “Voglio ringraziare Paolo Baratta – ha detto Macel in conferenza stampa – per l’opportunità che mi ha dato, ma soprattutto per l’eccezionale libertà che mi ha lasciato. Se c’è qualcosa di cui avrò nostalgia è proprio questa libertà di poter creare con gli artisti qualcosa di totalmente inedito”.

Interessante anche il dato relativo alla presenza degli under 26, che hanno costituito il 31% del pubblico, a testimonianza di un apprezzamento della platea più giovane per l’arte contemporanea che non è qualcosa di scontato. “Voglio sottolineare – ha aggiunto Christine Macel – la qualità di un’esperienza di visita, che è stata come un viaggio, ma anche una sorta di sogno per lo spettatore, che ha avuto la sensazione di penetrare, attraverso i capitoli, in diverse dimensioni e molte persone mi hanno raccontato di avere provato una grande gioia”.

La sensazione, assistendo alla fine di una Biennale che ha avuto passaggi indimenticabili, a partire dal Padiglione tedesco di Anne Imhof vincitrice di un meritatissimo Leone d’oro, per arrivare al Padiglione Italia di Cecilia Alemani capace di tornare a competere del tutto con le migliori proposte internazionali, passando per le molte stanze della Mostra nelle quali si è percepita la voglia di guardare all’arte senza lezioni da impartire, ma provando a dialogare, come per esempio all’interno della tenda di Ernesto Neto oppure nel laboratorio di Olafur Eliasson. E al presidente Baratta abbiamo chiesto di impegnarsi a non smettere di prendere strade coraggiose. “Continuo a rischiare – ci ha rassicurato – perché solo così otteniamo un ulteriore grano di stima e simpatia del mondo”.

E dunque mentre il sole cala dietro San Giorgio e suggella scenograficamente la fine della 57esima Biennale d’arte, si comincia già a immaginare come potrebbe essere la prossima. Perché è bello pensare che Venezia sia una città che, come i suoi canali, non ha la possibilità, né il desiderio, di fermarsi.