I neon di Joseph Kosuth e l’Arte Povera: andare oltre il tempo

A Torino da Mazzoleni un confronto trasversale e stimolante

OTT 27, 2017 -

Torino, 27 ott. (askanews) – Un confronto trasversale, che si regge su una logica storica e geografica, rinnovando l’attualità di due lezioni che hanno segnato l’arte contemporanea. A Torino, nella Galleria Mazzoleni, Joseph Kosuth, nella duplice veste di artista e curatore, presenta la mostra “Neon in Contextual Play”, che mette in dialogo opere luminose del grande americano con pezzi classici dell’Arte Povera firmati da Mario Merz, Pier Paolo Calzolari ed Emilio Prini. L’esposizione si completa poi, al piano superiore della sede di Piazza Solferino, con una nuova versione di “Colour in Contextual Play”, la mostra-installazione che Kosuth ha presentato nella sede londinese di Mazzoleni nei mesi scorsi e che accosta le sue celebri definizioni a opere monocrome di Manzoni, Castellani, Fontana e Klein.

I neon di Kosuth – artista la cui lezione di arte e di filosofia dell’arte si rivela più il tempo passa più decisiva e profondamente applicata – risalgono agli anni Sessanta, e forse quello cui assistiamo oggi a Torino è il riverbero dello scossone che questi lavori portarono nel mondo dell’arte, concettuale, certo, ma non solo. Ma proprio in quanto riverbero mostra la propria vera natura di contenitore più che di contenuto, di stato mentale più che di pensiero definito, di continuo percorso piuttosto che di punto d’arrivo. E come onde che si propagano indefinitamente, il senso di tali lavori ogni giorno si rinnova.

Accanto ad essi i pezzi di Arte Povera, movimento legato a Torino quanto lo è Kosuth, che proprio nel capoluogo piemontese tenne la propria prima personale in Italia, naturalmente intorno alla sua formulazione decisiva dell’arte “as Idea as Idea”. Lo stesso discorso sulla perdurante attualità di certi movimenti, evidente testimonianza della loro importanza, al di là delle mode e perfino con relativa indifferenza al mercato, vale anche per i poveristi, i cui pezzi in molti casi assumono più attualità con il passare del tempo. E se nel caso di Mario Merz, con la sua severità liquida e le sue ossessioni matematiche, questo passaggio appare più facile per lo spettatore comune, è molto interessante vedere come invece valga anche per Calzolari e Prini. E qui, proprio in questo movimento che, perdonateci, abbiamo l’ardimento di definire “ideale”, si compie la saldatura con Kosuth, con i suoi lavori e il suo pensiero. Proprio qui, insomma, si compie la mostra. E il tempo, finalmente, si svela per quello che è: una bugia.

La mostra nella Galleria Mazzoleni resta aperta al pubblico dal 31 ottobre 2017 al 20 gennaio 2018.