Il bondage new generation è politically correct e consapevole

A Roma dal 13 al 17 settembre il primo Festival internazionale in Italia

AGO 30, 2017 -

Roma, 30 ago. (askanews) – C’era una volta il bondage delle private camere da letto e delle conventicole segrete, lato oscuro di insospettabili gentildonne e gentiluomini, scandaloso e scellerato, socialmente riprovevole e condannato dalla morale: un piccolo mondo antico che non c’è più.

Quello dei millennials è il tempo del new bondage: da antica tecnica orientale per iniziati e gioco per coppie annoiate a festosa disciplina vissuta alla luce del sole, che si apre al pubblico e che pubblicamente si studia e si condivide, in rapporto creativo con altri generi artistici visivi e performativi. E’ il bondage persino politically correct, responsabile e consapevole: che colloca al primo posto il principio della consensualità, della responsabilità e della sicurezza.

Il new bondage che fa tendenza, come del resto avviene per altre significative esperienze di clubbing alternativo, nasce e cresce italiano. Ed ha scelto Roma come sede del primo festival internazionale del bondage in Italia, la Rome Bondage Week, in programma da mercoledì 13 a domenica 17 settembre.

Questo innovativo approccio allo Shibari o Kimbaku – derivato dallo Hojojutsu, l’arte giapponese di immobilizzare i prigionieri dei samurai perfezionatasi dal XV secolo – è il cuore di Rome Bondage Week. Un appuntamento che si presenta con un concept e un profilo culturale che vanno molto oltre le tradizionali esperienze di Eurix di Berlino, di RopeFest e del London Festival of the Art of Japanese Bondage.

La manifestazione romana si snoderà attraverso cinque giorni di workshop e masterclass con ventotto tra i più celebri rigger e performer provenienti da tutto il mondo, show e performances, peer rope – incontri “alla pari” tra esperti e principianti – mostre, proiezioni ed eventi di clubbing con l’obiettivo di esplorare e diffondere la cultura e l’estetica del bondage nelle sue più varie declinazioni, dalla tradizione giapponese alle sperimentazioni occidentali contemporanee.

Sdoganato dalla rivoluzione sessuale degli anni ’60, dilagato nei anni ’80 negli ambienti “bene”, rivisitato negli anni ’90 dalle subculture underground, il bondage – etimologia inglese, non francese come erroneamente si ritiene – entra nel nuovo secolo come una disciplina consensuale di restrizione di cui si sono straordinariamente espanse le componenti estetica e sensoriale. Bondage come tecnica di rilassamento, dunque, ma anche forma artistica di scultura vivente ed espressione di live performing art ormai diffusamente messa in scena negli ambiti ed eventi culturali più diversi.

Il Festival è un viaggio colto ed emozionante alla scoperta della bellezza, della storia, della tecnica, dell’intensità e della sensualità che si celano in un semplice nodo e delle energie che si sprigionano dal viluppo delle funi. Quelle stesse corde all’origine più remota della pratica giapponese, che si richiama a rituali antichissimi di celebrazione della connessione tra divinità e uomo.

Il Festival (al Lost and found studio di via Arimondi 3 e al Qube di via di Portonaccio 212) si apre mercoledì 13 alle 19:00 con un peer rope; prosegue giovedì con l’inaugurazione di una mostra fotografica, la proiezione di Violently Happy di Paola Calvo e Grzegorz Muskala e un workshop dedicato al tema della sicurezza nel bondage; venerdì, sabato e domenica il festival entra nel vivo con 13 workshop, 16 masterclass e gli spettacoli: tre giorni di no-stop dalle 11.00 alle 24:00. Sabato 16, nell’ambito della manifestazione, si terrà un’edizione speciale di Ritual The Club al Qube.

Rome Bondage Week è prodotto da Ritual The Club, il Modern Fetish Party nato nel 1999, rappresentante del Torture Garden londinese in qualità di Torture Garden Italy. La cura del festival è affidata a Ritual LAB, la divisione di Ritual The Club dedicata agli aspetti didattici, artistici e socioculturali del Fetish, del BDSM e dell’Erotismo. Ritual LAB promuove iniziative legate alle discipline artistiche e performative relative al mondo della sessualità alternativa e delle sottoculture, in costante dialogo con le istanze dell’arte contemporanea, dal Design alla Body Art.