I quattro giovani artisti di Swatch sulla ribalta della Biennale

Da Shanghai all'Arsenale il progetto "Faces & Traces"

MAG 15, 2017 -

Milano, 15 mag. (askanews) – Quattro giovani artisti selezionati attraverso la residenza allo Swatch Art Peace Hotel di Shanghai arrivano sul palcoscenico della 57esima Biennale d’arte di Venezia. Si tratta di “Faces and Traces”, il progetto sostenuto dall’azienda svizzera, che è anche main sponsor della Biennale, e che è stato allestito nelle Sale d’Armi dell’Arsenale. Durante la presentazione il presidente dell’istituzione veneziana, Paolo Baratta, ha sottolineato l’importanza del ruolo dei finanziatori e proprio da questo spunto è partito il direttore creativo di Swatch, Carlo Giordanetti, per raccontare questa nuova avventura.

“Per noi – ha spiegato ad askanews – la relazione con il mondo dell’arte contemporanea è essenzialmente vera perché parte dal prodotto, quindi noi non facciamo praticamente mai progetti nei quali mettiamo il logo e scompariamo. La chiave di quello che il presidente Baratta voleva dire è che non basta fare lo sponsor, bisogna portare questo gesto alle estreme conseguenze, con uno strato di generosità addizionale”.

Quattro gli artisti portati alla Biennale da Swatch, con lavori di tipo diverso, ma una comune curiosità creativa nel confronto con la città di Shanghai. Rodan Kane Hart viene dal Sudafrica e ha realizzato 40 maschere in acciaio, modellate su busti romani usati a fini educativi in Cina.

“La cosa interessante della mia esperienza a Shanghai – ci ha detto – è stata che per via della mia poca familiarità con la città, mi sono dedicato a esplorarla camminando e così ho trovato uno spazio diverso e in questo spazio anche dei materiali che portavano in sé reminiscenze di architetture e spazi. Quindi ho unito i materiali e la forma”.

Del confronto con l’architettura della megalopoli cinese si è occupato anche il belga Cédric Van Paris, che ha lavorato influenzato dalla grandezza dei grattacieli, ma producendo opere piccole ed estremamente fragili.

“Volevo – ci ha spiegato – che la gente potesse vedere veramente questi edifici e ho deciso di inserirli in un paesaggio, nel quale osservarli da vicino e con tutti i dettagli. L’architettura è grande, e imponente, ma spesso queste dimensioni non ti consentono di capire se è veramente buona architettura. Ma quando le dimensioni sono piccole occorre mostrare tutti i dettagli perché si possa davvero capire un edificio”.

Virginie Litzler è invece una fotografa francese che si è addentrata nell’estate di Shanghai per cogliere, spesso nascosta dietro ombrelli, l’anima più profonda della città.

“Mi sono mossa con lentezza – ha raccontato – e mi sono presa del tempo per avvicinarmi al lavoro, perché avevo bisogno di incontrare la città e in questa fase non puoi lavorare, perché devi guardarti in giro, devi cercare di capire come entrare nel lavoro. Sono molto felice di avere trovato il mio passo e di non essere stata travolta dal desiderio di fare tutto subito”.

Il quarto artista portato a Venezia è il cinese Jinhua Yuan, che ha presentato il progetto “Meteorology”, ispirato alla calligrafia e al rapporto tra l’uomo e la natura.

“Lo Swatch Art Peace Hotel – ha spiegato – è una sorta di piattaforma per invitare soprattutto artisti occidentali in Cina. Al tempo stesso mi ha offerto, come cinese, l’opportunità di vedere il mondo incontrando così tante persone e questo mi ha dato molta armonia. Io sono cinese, ma non di Shanghai, e questa residenza mi ha davvero dato la possibilità di incontrare tutto il mondo. E questo mi ha cambiato e ha cambiato il mio lavoro”.

“Faces and Traces” è dunque un momento di confronto e di scoperta, vivace e brillante, che conferma la vocazione culturale dell’azienda e il desiderio di andare sempre un passo oltre.

“Swatch – ha concluso Giordanetti – è stata fondata nel 1983 e il primo progetto con un artista è stato nel 1984. Era l’idea di dare agli artisti un territorio nuovo su cui esprimersi”.