Biennale Arte, Leoni d’oro a Germania e a Franz Erhard Walther

Premiata la scelta radicale del lavoro di Anne Imhof

MAG 13, 2017 -

Milano, 13 mag. (askanews) – Come si percepiva fin dai primi giorni della preview per gli addetti ai lavori, la partecipazione nazionale della Germania alla 57esima Biennale d’arte di Venezia era il naturale candidato al Leone d’oro. E così è stato. La giuria ha scelto il lavoro di Anne Imhof in quanto “un’installazione potente e inquietante che pone domande urgenti sul nostro tempo e spinge lo spettatore a uno stato di ansia consapevole. Risposta originale all’architettura del padiglione, il lavoro di Imhof è caratterizzato da una scelta rigorosa di oggetti, corpi, immagini e suoni”.

Un tedesco è stato anche premiato con il Leone d’Oro per il miglior artista della Mostra internazionale “Viva Arte Viva”: la scelta dei giurati è caduta su Franz Erhard Walther “per un lavoro – recita la motivazione – che mette insieme forme, colore, tessuti, scultura, performance e che stimola e attiva lo spettatore in un modo coinvolgente. Per la natura radicale e complessa della sua opera che attraversa il nostro tempo e suggerisce la mutazione contemporanea di una vita in transito”.

Menzione speciale come partecipazione nazionale al Brasile e Leone d’argento come giovane artista promettente a Hassan Kahn. Due poi sono le menzioni speciali attribuite quest’anno agli artisti: Charles Atlas, “per due video di grande splendore visivo e sofisticato montaggio in cui le immagini della bellezza naturale e dell’artifizio artificiale sono accompagnate da un racconto che affronta i problemi di indigenza, frustrazione, sessualità e classe”, e Petrit Halilaj, “per degli interventi che evidenziano il legame tra gli spazi architettonici dell’Arsenale e del Padiglione Centrale e l’opera, in una relazione tra la storia del Kosovo, i suoi ricordi d’infanzia e la creazione”.

Nessun premio per il Padiglione Italia, che la grande maggioranza degli ospiti della preview ha giudicato di altissimo livello. Resta comunque la convinzione che il lavoro della curatrice Cecilia Alemani e degli artisti Roberto Cuoghi, Adelita Husny-Bey e Giorgio Andreotta Calò abbia portato a risultati che l’Italia non aveva mai raggiunto prima e che in questa Biennale sia un luogo assolutamente imprescindibile, al di là dei premi assegnati dalla giuria.