L’Estonia alla Biennale: arte, omosessualità e discriminazione

Un padiglione "politico": Jaanus Samma e la cura di Eugenio Viola

MAG 9, 2015 -

Milano, 9 mag. (askanews) – Un’esperienza artistica intensa, dolorosa e per molti versi anche spaventosa. Il padiglione dell’Estonia, ospitato a Palazzo Malipiero, è uno dei più interessanti della 56esima Biennale d’Arte. Il progetto “Not Suitable For Work – A Chairman’s Tale” dell’artista Jaanus Samma è un’opera per frammenti diversi ispirata alla drammatica vicenda biografica di Juhan Ojaste. Il curatore Eugenio Viola spiega da dove si è mosso il progetto.

“Parte da una storia di omodiscriminazione contestualizzata storicamente nell’Estonia sovietica di un dirigente di un Kolchoz, le fattorie collettive dell’Estonia sovietica, un uomo di famiglia, un membro del partito, un veterano di guerra che viene coinvolto in una causa per atti omosessuali in base alla quale perde tutto”.

Attraverso documenti originali, oggetti che richiamano la vita del dirigente, carte processuali e film d’artista realizzati per l’occasione, il lavoro di Samma ricostruisce anche la morte dell’uomo, ucciso da un soldato che si prostituiva a solo un anno dall’indipendenza dell’Estonia e dalla de criminalizzazione dell’omosessualità.

“Il progetto – ha aggiunto Viola – cortocircuita in qualche modo materiali di archivio, come gli atti del processo, una storia privata e la Storia con la esse maiuscola, il presente e il passato”.

Jaanus Samma, che vive e lavora a Tallin, è un 32enne che non ha paura, come il suo curatore, di affrontare tematiche difficili, e guarda alla sfida della Biennale con spirito anche politico.

“Sono molto orgoglioso – ci ha detto – di rappresentare l’Estonia, specialmente con questo progetto, perché è qualcosa di universale, perché sicuramente parla di un breve periodo nella storia dell’Estonia, ma guarda anche in senso più universale a quello che sta accadendo anche in Europa con dei movimenti di estrema destra. Sono molto felice di rivolgermi al pubblico internazionale con questo progetto”.

Alla fine la visita al padiglione estone ci ricorda soprattutto una cosa: la maschera vuota all’ingresso dello spazio espositivo significa che una storia così può capitare a ognuno di noi. E questo fa decisamente paura.