Clima, WWF: in Italia persa il 10% della produzione agroalimentare

'Agricoltura parte del problema e della soluzione: urge sostenibilità'

OTT 19, 2022 -

Milano, 19 ott. (askanews) – “La situazione climatica ha determinato in Italia perdite pari al 10% della produzione agroalimentare nazionale, per un valore superiore ai 6 miliardi di euro. In alcuni casi, i numeri delle perdite sono drammatici: fino al 70% in meno per diverse varietà di frutta e verdura, tra il 50 e il 60% in meno per il mais, tra il 10 e il 30% in meno per il grano, il 20% in meno per cozze e vongole, il 45% in meno per il mais e i foraggi per l’alimentazione degli animali, il 20% in meno per il latte”. Lo denuncia il WWF, sottolineando che “le campagne italiane sono allo stremo e il 28% del territorio nazionale è a rischio desertificazione”. “Il sistema alimentare rappresenta il 29% dell’impronta ecologica globale delle attività umane: il cibo infatti deve essere coltivato, raccolto, pescato, allevato e poi trasformato, trasportato, confezionato, distribuito, cucinato e spesso sprecato” prosegue il WWF, aggiungendo che “in ognuno di questi passaggi consumiamo risorse e provochiamo emissioni di gas serra che contribuiscono al cambiamento climatico”. “Il 23% delle emissioni di gas serra prodotte dalle attività umane deriva dall’agricoltura (incluse silvicoltura e altri usi del suolo) e oggi sono 5,3 i milioni di km2 di aree naturali convertite in terreni agricoli, corrispondenti a poco meno della superficie di tutta l’Europa continentale (esclusa la Russia)” continua l’organizzazione internazionale non governativa, evidenziando che “l’agricoltura intensiva inoltre compatta il suolo, aumenta l’erosione e riduce la quantità di materiale organico nel terreno”. “L’uso di fertilizzanti artificiali ha causato il raddoppiamento delle emissioni di protossido di azoto, un potente gas serra, negli ultimi 50 anni, e gli allevamenti intensivi da soli sono responsabili del 14,5% delle emissioni globali, paragonabili all’intero settore dei trasporti globale” precisa il WWF, ricordando che “le emissioni complessive del sistema alimentare sono ancora più alte e arrivano al 37% se si includono i processi di trasformazione, trasporto, consumo (e spreco) dei prodotti alimentari”. Dopo il lancio dell’ultimo “Living Planet Report” il WWF, attraverso la sua campagna “Food4Future”, lancia l’allarme “sull’insostenibilità del nostro sistema alimentare, che finisce a sua volta per subire per primo, le conseguenze della sua insostenibilità”. Di fronte a tutto questo, il WWF spiega che “serve mettere in atto una transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente, lungo tutta la filiera, dalla coltivazione fino al consumatore. È urgente orientare l’agricoltura verso il biologico, verso l’agroecologia, con basso impiego di agro-farmaci, sistemi a filiera corta, scelta di prodotti stagionali e diete a basso consumo di carne e derivati animali”. “Il settore agricolo ha la caratteristica unica di essere sia parte del problema sia della soluzione: da un lato genera emissioni di gas climalteranti, dall’altro può aiutare a riassorbirle con un’appropriata gestione sostenibile basata sui principi e metodi dell’agroecologia” dichiara la responsabile sostenibilità di WWF Italia, Eva Alessi, concludendo “parallelamente, un cambiamento della dieta verso sistemi alimentari più sostenibili, basati prioritariamente su verdure e cereali, sarebbe una misura efficace per ridurre in modo significativo i gas serra. La strada è ancora lunga, ma possiamo iniziare a percorrerla fin da ora”.