In giovani donne della “Terra dei fuochi” fertilità più a rischio

Due nuove ricerche presentate al Congresso annuale Eshre a Milano

LUG 5, 2022 -

Salute Milano, 5 lug. (askanews) – Il rapporto tra inquinamento ambientale e fertilità è al centro di due nuove ricerche su Bisfenoli e Policlorobifenili contenuti in eccesso nei fluidi follicolari e nel sangue, che sono state presentate in occasione del congresso della Società europea della riproduzione umana ed embriologia (Eshre 2022) in corso a Milano dal 3 al 6 luglio. Le due indagini, condotte su due gruppi di donne avviate a cicli di fecondazione assistita, uno proveniente dalla cosiddetta “Terra dei fuochi” a Nord di Napoli, e l’altro dall’Alto-Medio-Sele e Cilento, hanno evidenziato come le prime abbiano a una fertilità molto più a rischio. Lo ha reso noto la stesse Eshre, sottolineando che “i fattori ambientali incidano sull’apparato riproduttivo e quindi sul tasso di fecondità è ormai lungamente provato dalla ricerca scientifica: gli ultimi dati mostrano infatti che negli ultimi 40 anni, nei Paesi industrializzati c’è stato un calo della concentrazione spermatozoaria del 59.3%, contribuendo in maniera sostanziale alla riduzione delle nascite”. In questo contesto, le nuove scoperte confermano come il trend di infertilità non è geograficamente omogeneo, ma può presentare delle differenze di aree nell’ambito della stessa nazione o addirittura della stessa regione. Il primo lavoro di ricerca dei Bisfenolo A (sostanze presenti nelle plastiche di uso comune, nonché uno dei potenti interferenti endocrini con sempre più riconosciuti danni alla salute umana e riproduttiva) è stato condotto su 71 donne con età media simile (32 anni) e stesse abitudini di vita e alimentari: 43 donne residenti nella “Terra dei Fuochi” e 31 nell’area di controllo del salernitano. Lo studio pilota “mostra che la concentrazione del Bisfenolo A è significativamente molto più alta nel sangue e nei fluidi follicolari delle donne residenti nella prima area e quindi compatibili alle condizioni critiche ambientali dell’area dove ancora è diffusa la pratica degli incendi di rifiuti tossici ed urbani”. L’altro studio sempre condotto su altre donne nelle due aree (35 ‘Terra dei fuochi’ e 30 area salernitana), invece ha rilevato “tassi significativamente più alti di diverse classi di Policlorobifenili (PCBs), sostanze chimiche molto utilizzate fino alla fine degli anni ’70 in particolare per batterie ed altri materiali simili, considerate già dal rapporto del 2013 dall’agenzia Internazionale di ricerca sul cancro (Iarc) come cancerogene per gli esseri umani (gruppo di classe I). La ricerca condotta da EcoFoodFertility, peraltro, mostra un tasso di abortività ben tre volte superiore nelle donne residenti nella “Terra dei fuochi” rispetto a quelle dell’area dell’Alto-Medio-Sele e Cilento. Questi due studi sulla salute delle donne nelle aree campane rappresentano un ulteriore tassello al significativo lavoro già condotto dallo stesso gruppo di ricerca a seguito dell’identificazione di un marcatore di impatto ambientale individuato nel monitoraggio fra gruppi di donne provenienti sempre dalle due aree campane della KLK3 nel sangue (il comune PSA che si esegue generalmente nei maschi per problemi prostatici), pubblicato nel 2021 su “International journal environmental research and public health”.