Scienza, la stampante 3d come costruttore universale

La lezione della ricercatrice di Oxford

GIU 28, 2022 -

Scienza Roma, 28 giu. (askanews) – “La stampante 3D come costruttore universale, in grado di riprodurre qualsiasi oggetto e anche sé stessa”. E’ quanto è emerso dalla lezione di Chiara Marletto, ricercatrice in fisica teorica del Wolfson College dell’Università di Oxford, agli studenti di Side Academy. “Il costruttore universale è un’idea nata dalla mente molto creativa di un matematico e fisico John von Neumann- spiega la scienziata ai ragazzi dell’accademia veronese di computer grafica -. Negli anni ’50 ha ideato questa sorta di macchina ideale per emulare le proprietà degli esseri viventi, perché si era accorto che osservando anche solo una cellula che si autoriproduce, l’autoriproduzione stessa è permessa da un punto di vista fisico. L’autoriproduzione avviene in maniera quotidiana negli esseri viventi, ma non è permessa nel contesto della macchina di Turing, del computer universale”. “Allora si è inventato il costruttore universale. È chiamato costruttore, perché si vuole fare una sorta di antitesi con il computer, è un oggetto quindi che non fa solo calcoli ma può eseguire delle trasformazioni generali, date le materie prime e dato un programma che descriva quello che si vuole in uscita. Il costruttore universale esegue passo passo le istruzioni di questo programma e va a costruire l’oggetto desiderato. E deve anche essere in grado di costruire una copia di sé stesso, essendo sé stesso un oggetto possibile. John von Neumann aveva pensato alla stampante 3d come una stampante 3d multifunzione e che può creare all’occorrenza anche una copia di sé stessa”. È lecito quindi chiedersi a questo punto quali siano i limiti di una macchina del genere ossia quali sono gli oggetti che possono essere costruiti. “Il costruttore universale è un’idea molto semplice ma anche molto potente. Si può immaginare, date le leggi della fisica, che il costruttore universale non sia in grado di creare un acceleratore di particelle che le faccia andare alla velocità superiore di quella della luce», spiega Chiara Marletto”.