Farm to Fork: da opportunità a rischio per agroalimentare Ue?

Appello del settore zootecnico: no approccio ideologico

MAG 5, 2021 -

Milano, 5 mag. (askanews) – No ad un approccio ideologico ma un impegno comune per un settore zootecnico sempre più sostenibile in parallelo alla richiesta di un crescente coinvolgimento nel processo legislativo che porterà all’applicazione della strategia destinata a orientare le politiche agroalimentari comunitarie nei prossimi decenni. E’ quanto emerso dal dibattito online “Alimentazione e allevamento: chi decide il futuro per l’Europa?”, l’evento di approfondimento sulla Farm to Fork promosso da Eunews in collaborazione con Carni Sostenibili e European Livestock Voice.

“Dopo il Covid non potremo tornare al passato, dobbiamo guardare avanti, dobbiamo investire e dobbiamo farlo anche con l’allevamento perchè diventi sostenibile. L’allevamento è parte fondamentale dell’Unione europea e dobbiamo coinvolgere tutti gli attori. Sono sicura che tutto il settore abbraccerà il cambiamento”, ha detto Claire Bury della Commissione Ue, vice direttrice generale DG SANTE che ha preso parte al dibattito.

Sui rischi e le opportunità della strategia Farm to fork è intervenuto Luigi Scordamaglia, presidente di Assocarni e rappresentante per l’Italia dell’associazione Carni sostenibili. “Una straordinaria opportunità – ha detto – ma anche un rischio, e cioè che questa transizione verde non sia guidata da un approccio obiettivo e razionale, basato su numeri e dati, bensì sia condizionata da approcci ideologici o peggio ancora strumentali e questo trasformerebbe un’opportunità in una sconfitta per i produttori ma anche per i consumatori europei”. E sulla sostenibilità Scordamaglia ha ricordato che i risultati di sostenibilità raggiunti in Italia “derivano dall’essere il secondo paese al mondo nell’uso dei robot e nell’automazione del settore alimentare. Siamo l’ottava economia al mondo per Pil, ma solo la terzultima per emissioni di Co2, per quanto poco ne emettiamo”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Herbert Dorfmann, deputato europeo, commissione Agri che ha chiesto “un approccio scientifico e accurato con una analisi del settore allevamento in Europa per renderlo sempre più sostenibile”. “Credo che la strategia Farm to Fork proposta dalla Commissione per le filiere agroalimentari sia di alto valore per un coinvolgimento efficace sia dei consumatori che degli operatori – ha detto – Dobbiamo però valutare gli impatti di questa strategia anche a livello economico e sociale: è una responsabilità verso i cittadini e anche per gli operatori che sono impegnati a garantire l’accessibilità al cibo”.

Su posizioni distanti ma non diametralmente opposte Jytte Guteland, deputata europea Gruppo dell’Alleanza progressista dei Socialisti e Democratici che sottolinea la necessità di un cambiamento di passo anche nel settore zootecnico in vista di un obiettivo di sostenibilità che oggi, secondo la deputata, ancora non sembra essere raggiunto. “Credo che non sia facile ma dobbiamo avere tecniche di produzione migliori e penso anche che dobbiamo mangiare meno carne. La mia non vuole essere una polemica ma un messaggio per i consumatori: devono esserci incentivi per quelli che trasformano la loro produzione in chiave sostenibile e questo porterà un ritorno economico. C’è stato un allevatore che qualche anno fa mi ha detto che suo padre aveva 70 suini, lui ne aveva 700 e la prossima generazione ne avrà 3mila. Quello sarà il loro lavoro ma è davvero sostenibile? E’ quello di cui avranno bisogno per sostenere la famiglia?”.

Di fronte ai numeri del comparto a livello europeo – nel 2017 il valore della produzione era di 170 miliardi di euro, 40% del fatturato agricolo – Pekka Pesonen, segretario generale Copa – Cogeca intervenuto in rappresentanza di European Livestock Voice, l’associazione che riunisce gli organismi europei della filiera zootecnica, ha chiesto all’Europa coerenza nelle proprie politiche: “C’è una parola che voglio vi stampiate nella mente: coerenza. Mentre l’Unione europea ci dice che dobbiamo diventare più sostenibili in agricoltura e ridurre il consumo di carne rossa fa accordi con altri Paesi per fare entrare carne a più basso prezzo”. “Quello di cui abbiamo bisogno – ha concluso Pesonen – è che l’Unione Europea implementi politiche che consentano al settore agricolo di apportare le modifiche necessarie a mantenere autonomo il nostro modello di produzione, affinché sostenga le nostre tradizioni culinarie conosciute in tutto il mondo, contribuisca allo sviluppo economico delle zone rurali, supporti l’economia circolare e risponda alle aspettative future dei consumatori”.