Il soccorritore: abbiamo navigato in un mare di cadaveri

Testimonianza dalla Ocean Viking sul naufragio a: 130 morti

Roma, 23 apr. (askanews) – “Navigare in un mare di cadaveri”, ecco cosa significa arrivare quando non c’è più nulla da fare, quando “impotenti”, non si può far altro che stare in silenzio: la testimonianza Alessandro Porro, presidente di Sos Mediterranee Italia e soccorritore a bordo della Ocean Viking, riporta con un’immagine muta tutta la tragedia dell’ultimo naufragio di un gommone di migranti al largo della Libia.

Nel diario di bordo pubblicato on line dall’organizzazione umanitaria, Alessandro Porro annota quello che ha visto, “i nostri 120 morti, o 130”, scrive, una pugnalata all’indifferenza dei numeri, con quell’aggettivo “nostri” che non si vuol vedere.

“Da oltre 24 ore – racconta Alessandro Porro – la Ocean Viking stava inseguendo dei destini nel mare, quelli di due imbarcazioni in difficoltà, molto lontane fra di loro.

Della prima non abbiamo trovato alcuna traccia, possiamo solo sperare che sia rientrata a terra o comunque giunta in salvo.

La seconda è stata rincorsa attraverso una bufera, in una notte con onde alte sei metri. Non ho difficoltà ad ammetterlo, ho passato qualche ora in bagno a vomitare. Non sono bastati la prometazina, il dimenidrinato, metà degli ultimi tre anni passati in mare. Ero esausto, disidratato, a fatica sono tornato nel letto, ed ero protetto da una signora delle acque che pesa migliaia di tonnellate. Colpi secchi sulla chiglia, oggetti rovesciati nelle cabine”.

E “fuori, da qualche parte in quelle stesse onde, un gommone con 120 persone. O 100, o 130. Non lo sapremo mai, perchè sono tutte morte. All’alba abbiamo cercato ancora, assieme a tre mercantili, senza coordinamento né aiuto da parte degli Stati. Fosse cascato un aereo di linea ci sarebbero state le marine di mezza Europa, ma erano solo migranti, concime del cimitero mediterraneo, per i quali è inutile correre, e infatti siamo rimasti soli”.

Poi qualcosa i soccorritori hanno avvistato. Del gommone, come mostra una foto pubblicata, restano due tubolari strappati. Le persone a bordo non ci sono più: “Nel pomeriggio la nave My Rose ha avvistato il gommone, ci siamo avvicinati ed è stato navigare in un mare di cadaveri. Letteralmente. Del natante restava poco, delle persone neanche il nome. Impotenti, abbiamo fatto un minuto di silenzio, a riecheggiare sulle terre degli uomini. Le cose devono cambiare, le persone sapere”.

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