Fondazione Gimbe: nuovi casi in calo ma è allarme terapie intensive

In dodici regioni

MAR 25, 2021 -

Roma, 25 mar. (askanews) – Il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe rileva nella settimana 17-23 marzo 2021, rispetto alla precedente, una lieve riduzione dei nuovi casi (150.033 rispetto a 157.677) e dei decessi (2.327 rispetto a 2.522) legati al coronavirus.

Continuano invece ad aumentare – sottolinea la Fondazione – i casi attualmente positivi (560.654, nel precedente rilevamento erano 536.115), le persone in isolamento domiciliare (528.680 rispetto a 506.761), i ricoveri con sintomi (passati da 26.098 a 28.428) e le terapie intensive (aumentante da 3.256 a 3.546).

Nel dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano – evidenzia il comunicato – le seguenti variazioni: – Decessi: 2.327 (-7,7 per cento).

– Terapia intensiva: +290 (+8,9 per cento).

– Ricoverati con sintomi: +2.330 (+8,9 per cento).

– Isolamento domiciliare: +21.919 (+4,3 per cento).

– Nuovi casi: 150.033 (-4,8 per cento).

– Casi attualmente positivi: +24.539 (+4,6 per cento).

“Nel pieno della terza ondata – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe – si intravedono i primi segnali di miglioramento: dopo quattro settimane consecutive si inverte il trend dei nuovi casi settimanali e si riduce l’incremento percentuale dei nuovi casi”.

Tuttavia, il dato nazionale risente di situazioni regionali molto eterogenee: infatti, in 10 Regioni l’incremento percentuale dei nuovi casi è ancora in crescita e in 14 Regioni si amplia il bacino dei casi attualmente positivi. “Per la maggior parte delle Regioni – spiega il presidente – è evidente la netta correlazione tra variazione percentuale dei nuovi casi e il ‘colore’ delle Regioni di 3 settimane fa”.

Infatti, nella maggior parte delle Regioni che erano in zona rossa o arancione o avevano comunque attuato rigorose restrizioni mirate, la variazione percentuale dei nuovi casi è in riduzione: Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Lombardia, Marche, Molise, P.A. Bolzano, P.A. Trento, Umbria. Viceversa, lo stesso dato è in aumento in Calabria, Lazio, Liguria, Puglia, Sardegna, Sicilia, Valle d’Aosta e Veneto, che 3 settimane fa erano in area gialla o bianca.

La situazione di Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Toscana è di più difficile interpretazione, dimostrando che altri fattori (es. intensità dell’attività di testing, rispetto delle misure individuali) influenzano la curva dei contagi.

“Nonostante la lieve flessione della curva dei contagi – commenta Renata Gili, Responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe – peggiora la situazione sul versante ospedaliero, anche perché la terza ondata è partita da un “altopiano” molto elevato di posti letto occupati”. Infatti, a livello nazionale entrambe le soglie di allerta di occupazione di posti letto da parte di pazienti COVID in area medica (>40 per cento) e in terapia intensiva (>30 per cento) sono superate: rispettivamente 43 per cento e 39 per cento. Superata la soglia d’allarme in 10 e 12 Regioni rispettivamente per l’area medica e per le terapie intensive, che in 5 Regioni hanno una saturazione =40 per cento (Umbria, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Abruzzo, Toscana) e in 5 =50 per cento (Marche, Lombardia, P.A. Trento, Piemonte, Emilia-Romagna). “Su questo fronte – spiega Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione Gimbe – è incoraggiante la frenata dei nuovi ingressi giornalieri in terapia intensiva: la curva della media mobile a 7 giorni dopo 4 settimane di incremento si è appiattita”.

Red/Fco