Le mani di Cosa Nostra sui bar di Roma, 11 misure cautelari

Operazione del Ros dei carabinieri coordinata dalla Dda

GEN 15, 2021 -

Roma, 15 gen. (askanews) – Trasferimento fraudolento di valori, bancarotta fraudolenta, autoriciclaggio. Il tutto compiuto per agevolare gli interessi mafiosi di ‘Cosa Nostra’. E’ questo il quadro probatorio che ha portato gli investigatori del Ros dei carabinieri ad una inchiesta che ha riguardato 11 persone e svelato, ancora una volta, gli interessi della malavita siciliana sul tessuto economico della Capitale. In particolare il blitz, coordinato dalla Direzione distrettuale antimafia, ha portato in carcere 4 persone, tra cui Francesco Paolo Maniscalco, nome noto dell’isola e figlio di un soggetto contiguo alla famiglia palermitana di Corso dei Mille, e risultato socio occulto delle attività commerciali emerse nell’indagine.

L’operazione – si aggiunge – è stata avviata nel novembre del 2018 dopo una confisca di beni per 15 milioni di euro ed eseguita a carico di Maniscalco. Già allora l’indagine siciliana confermò che bar e pasticcerie nel cuore del centro storico di Roma erano gestite dai clan. Stavolta nella rete degli inquirenti sono finiti due locali, uno a Trastevere e l’altro a Testaccio, nei quali sono stati fatti affluire soldi ‘sporchi’ e poi in un caso svuotati senza problemi. Maniscalco è ritenuto da tempo uomo di fiducia del figlio di Totò Riina. A suo carico c’è una condanna definitiva per partecipazione ad associazione mafiosa, nonché per la rapina multimiliardaria alla sede palermitana della ‘Sicilcassa’ del ’91 e che fruttò decine di miliardi.

Nell’indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale romana, sono anche emersi i fratelli Salvatore e Benedetto Rubino, pure legati a contesti mafiosi palermitani. Il primo investimento nella Capitale risale al 2011 con l’apertura del bar-pasticceria “Sicilia e Duci srl”. Dalle ceneri del locale e della società collegata venne creata una nuova società con cui fu aperto il bar da “Da Nina” oggi sottoposto a sequestro preventivo per un valore di 400mila euro.