Cosa Nostra a Roma, Carabinieri del Ros arrestanto 11 persone

Sequestrato locale a Trastevere usato per reimpiego di capitali

GEN 15, 2021 -

Roma, 15 gen. (askanews) – I Carabinieri del R.O.S. – col supporto in fase esecutiva dei Comandi Provinciali Carabinieri territorialmente competenti – hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal Tribunale di Roma, su richiesta della Procura della Repubblica di Roma – Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 11 soggetti, ritenuti responsabili di trasferimento fraudolento di valori, bancarotta fraudolenta, autoriciclaggio, reati commessi per agevolare l’associazione mafiosa “Cosa Nostra’.

L’odierna operazione ‘Gerione” – che ha permesso di cristallizzare una strategia di penetrazione del tessuto economico della Capitale nell’interesse di “Cosa Nostra” – è stata avviata nel novembre del 2018 a seguito della confisca di beni del Tribunale di Palermo per 15 milioni di – eseguita a carico del palermitano F.P.M.. Questo, che a partire dal ’92, prima di tornare a Palermo, ha risieduto a Roma per oltre 17 anni, è stato la figura centrale dell’indagine: figlio di un soggetto contiguo alla famiglia palermitana di Corso dei Mille, è risultato socio occulto delle attività commerciali emerse. Uomo di fiducia di Giuseppe Salvatore Riina (figlio del defunto Totò), è stato condannato definitivamente per partecipazione ad associazione mafiosa, nonché per la rapina multimiliardaria alla sede palermitana della ‘Sicilcassa’ del ’91. Parte della refurtiva, destinata a ‘Cosa Nostra’, venne fatta fondere in lingotti d’oro e distribuita, su ordine di Totò Riina, agli esponenti di vertice dei vari mandamenti di Palermo.

Nell’indagine sono anche emersi i fratelli S. R. e B.R., pure legati a contesti mafiosi palermitani i quali, insieme a F.P.M., attraverso società attive nel settore della gastronomia, avvalendosi di prestanome, hanno condotto un progetto imprenditoriale nei quartieri di Testaccio e Trastevere, avviato nel 2011 con l’apertura del bar-pasticceria ‘Sicilia e Duci srl’ (trasferitosi da Testaccio a Trastevere nel 2015) e ostacolato nel 2016 con l’esecuzione di un sequestro di prevenzione a carico della predetta società. Tuttavia, poco prima dell’esecuzione del citato provvedimento, gli odierni indagati procedevano allo svuotamento del patrimonio della ‘Sicilia e Duci srl’, attraverso la distrazione di beni e capitali a benefico di altre società, appositamente costituite a partire proprio dal 2016, conducendo, al contempo la ‘Sicilia e Duci’ alla bancarotta.

Gli indagati, attraverso la neocostituita ‘Efferre srls’, hanno aperto, sempre a Trastevere, un ulteriore esercizio commerciale all’insegna ‘Da Nina’, oggi sottoposto a sequestro preventivo (del valore di circa 400 mila euro), in quanto avviato col reimpiego di capitali di provenienza illecita. Nell’inchiesta sono inoltre emersi: A.P. E F.R., moglie e figlia di B.R., in quanto coinvolte, la prima, nella vendita di dipinti e preziosi di provenienza illecita – il cui ricavato è stato reimpiegato per avviare le attività commerciali a Trastevere – la seconda, nella bancarotta in qualità di amministratore della ‘Sicilia e Duci’. Gli approfondimenti investigativi, hanno permesso accertare che i dipinti oggetto di compravendita illecita erano stati rubati negli anni ’90; S.C., i cui congiunti sono stati esponenti di rilievo del mandamento mafioso palermitano di Porta Nuova, socio occulto e finanziatore della ‘Sicilia e Duci’; G.C., , autrice di versamenti in contanti a favore della ‘Sicilia e Duci srl’ per circa 91 mila – serviti per far ‘decollare’ l’attività imprenditoriale; L.I., imprenditore di Formello (RM) e R.R. (figlia di B.R.) responsabili di aver concorso nell’occultamento della provenienza illecita dei beni sottratti alla ‘Sicilia e Duci srl’, nonché M.R. (figlio di S.R.), intestatario fittizio di società controllate dagli indagati principali .

I provvedimenti si collocano in una più ampia strategia di contrasto all’infiltrazione mafiosa nel Lazio e nella capitale, condotta dal Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri e coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma – Direzione Distrettuale Antimafia.