Studio: i sardi sono meno suscettibili a infezione da Sars-Cov-2?

Bassa mortalità, la metà rispetto media e indice Rt tra più bassi

NOV 23, 2020 -

Roma, 23 nov. (askanews) – E’ possibile che i sardi siano meno suscettibili alla infezione da Sars-Cov-2? Il bollettino Covid-19 di ieri, 22 novembre 2020, per la regione Sardegna, parla di 18089 persone infettate, 379 morti, 504 ricoverati e 70 pazienti in terapia intensiva. Quello che salta subito all’occhio è la bassa mortalità che si attesta sul 2%, ovvero la metà rispetto alla media nazionale e un indice Rt tra i più bassi di Italia. Anche la positività agli anticorpi anti-SARS-CoV-2 nella popolazione sarda, pari allo 0.3%, secondo i dati ISTAT del 3 agosto, poneva la Sardegna agli ultimi posti in Italia come popolazione entrata in contatto con il virus. Questi dati potrebbero essere collegati alla chiusura repentina dei porti e degli aeroporti dal 9 aprile al 15 giugno, alle misure di distanziamento sociale, all’uso delle mascherine e a tutte le altre strategie messe in atto, ma forse non solo. Infatti, ci si può chiedere se esistano anche fattori biologici, che possano determinare una riduzione dei contagi e di conseguenza della trasmissione del virus, dato che è ormai dimostrato che la popolazione sarda, a seguito dell’insularità, presenta caratteristiche genetiche omogenee e peculiari.

Sulla base di queste considerazioni, è nato uno studio volto a ricercare quei fattori clinici e immunogenetici che potrebbero spiegare la bassa incidenza di infezione di SARS-CoV-2 e di quadri clinici gravi e mortali del COVID-19 in Sardegna. Il progetto di ricerca, denominato CORIMUN, è stato coordinato da Roberto Littera, immunogenetista, da Marcello Campagna, docente di Medicina del Lavoro, da Andrea Perra, docente di Patologia Generale e da Luchino Chessa, docente di Medicina Interna, afferenti all’Università degli Studi di Cagliari, con l’importante contributo di Silvia Deidda e Goffredo Angioni, rispettivamente pneumologa e infettivologo dell’Ospedale SS. Trinità.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Frontiers in Immunology, ha preso in considerazione persone infettate dal SARS-CoV-2, di cui oltre il 20 % con malattia polmonare medio-severa ed il restante asintomatico o pauci-sintomatico. Il gruppo dei pazienti è stato confrontato con un gruppo di controllo di individui sani.(Segue)