McCarrick, Dziwisz, Ventura: l’ombra abusi sul pontificato Wojtyla

Nel rapporto vaticano ipotesi della diffidenza sotto il comunismo

NOV 10, 2020 -

Città del Vaticano, 10 nov. (askanews) – Theodore McCarrick, Stanislao Dziwisz, Luigi Ventura: per uno scherzo del calendario, lo stesso giorno giunge a maturazione, a migliaia di chilometri di distanza, l’atto di accusa relativo agli abusi sessuali nei confronti di tre uomini di Chiesa fortemente legati a Giovanni Paolo II, stendendo sul pontificato del santo pontefice polacco un’ombra pesante.

Le vicende sono ben diverse l’una dall’altra, oltre che svolgersi in città diverse, ma un filo rosso le attraversa e le collega.

A Parigi si è aperto oggi, alle 13.30, presso la decima camera del tribunale correzionale, un processo a carico dell’ex nunzio apostolico in Francia, mons. Luigi Ventura – contumace – per ‘aggressione sessuale’ nei confronti di diversi giovani uomini. Il presule protesta la propria innocenza, le cinque vittime – altre non hanno formalizzato denuncia – hanno presentato testimonianze circoscritte. Se l’ultima molestia sarebbe avvenuta all’Hotel de Ville a inizio 2019, in occasione del ricevimento di inizio anno della sindaca Anne Hidalgo, una prima denuncia risalirebbe a quando Ventura era nunzio in Canada (2001-2009). Il presule è un diplomatico cresciuto sotto il pontificato di Giovanni Paolo II: fu il Pontefice polacco a nominarlo nunzio in Costa d’Avorio, Burkina Faso e Niger nel 2005, lo stesso anno fu consacrato arcivescovo dal cardinale Angelo Sodano, dal 1999 al 2001 è stato poi nunzio in Cile, in Canada dal 2001 e nel 2009 Benedetto XVI lo ha nominato nunzio in Francia. Papa Francesco, che lo ha ereditato, ha accettato le sue dimissioni – il caso delle molesite era ormai esploso – pochi giorni dopo il compimento dei 75 anni, età standard di pensionamento, e gli ha poi straordinariamente tolto l’immunità diplomatica per permettergli di difendersi nel tribunale civile.

Ben più vicino a Giovanni Paolo II è Stanislao Dziwisz: ex arcivescovo di Cracovia, il cardinale 81enne è stato il segretario particolare di Karol Wojtyla dapprima in Polonia poi, per 27 anni, a Roma. E ora un documentario nella sua patria, ‘Don Stanislao. L’altro volto del cardinale Dziwisz’, realizzato dal documentarista Marcin Gutowski e trasmesso lunedì sera da Tvn24, lo accusa di avere insabbiato le denunce contro i preti pedofili sia in Polonia che, a fianco del Romano pontefice, in tutto il mondo. Particolarmente rilevante, e nota, la vicenda di Marcial Maciel, sacerdote messicano fondatore dei Legionari di Cristo, abusatore seriale sempre protetto negli anni di Wojtyla poi sanzionato da Benedetto XVI. Il documentairo intervista tra gli altri il primo giornalista che ne scrisse, lo statunitense Jason Berry, che raccontò sul National Catholic Reporter, già molti anni fa, che Maciel elargiva corpose donazioni ai maggiorenti vaticani dell’epoca comprandone il silenzio. Una vicenda, quella di Maciel, rievocato anche da Papa Francesco quando, di ritorno da Abu Dhabi nel 2019, ricordò ai giornalisti che lo accompagnavano sul volo che Joseph Ratzinger, già quando era prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, ‘aveva tutte le carte, tutti i documenti, su una organizzazione religiosa che aveva corruzione al suo interno, sessuale ed economica. Lui (da Cardinale) andava e c’erano dei filtri, e non poteva arrivare. Alla fine il Papa (Giovanni Paolo II), con l’intento di capire la verità, ha fatto una riunione, e Joseph Ratzinger è andato lì con la cartella e tutte le sue carte. E quando è tornato ha detto al suo segretario: ‘Mettila nell’archivio, ha vinto l’altro partito”. Presumibilmente, il partito di Dziwisz o del cardinale Segretario di Stato dell’epoca Angelo Sodano. Un altro autore intervistato nel documentario polacco, il sagista francese Frederic Martel, autore di ‘Sodoma’, afferma: ‘Messico, Irlanda, Stati Uniti, Argentina. Ogni volta che sorge una domanda su come nascondere la pedofilia, compare sempre il nome di Dziwisz. Lui sapeva. Rimane un mistero se abbia informato Giovanni Paolo II o meno’.

Il nome di Dziwisz spunta anche nell’atteso rapporto che la Segreteria di Stato vaticana ha pubblicato oggi su Theodore McCarrick, 90 enne, ex arcivescovo di Washington, uomo potente, abile diplomatico, efficace fundraiser, che Papa Francesco ha espulso dal collegio cardinalzio e dimesso dallo stato clericale dopo avere accertato gli abusi sessuali compiuti, a danno di minorenni e seminaristi maggiorenni, per diversi decenni. Le prime denunce anonime, si scopre leggendo il report di 461 pagine, sono della metà degli anni Ottanta. Molte le falle, le informazioni a metà, gli errori di valutazione che hanno permesso a McCarrick, spiega il rapporto, la sua resistibile ascesa. Ma l’episodio che più emerge è la scelta – personale – di Giovanni Paolo II di nominarlo, nel 2000, arcivescovo di Washington… nonostante diversi maggiorenti, a partire dall’arcivescovo di New York, lo sconsigliassero proprio a causa delle voci che da tempo circolavano sui suoi abusi: ‘Con profondo rammarico – scrive il cardinale John O’Connor al nunzio apostolico incaricato di sondare i vescovi Usa per una promozione di McCarrick – dovrei esprimere le mie gravi paure e quelle dei testimoni autorevoli citati sopra circa il fatto che all’Arcivescovo McCarrick possano essere conferite maggiori responsabilità negli Stati Uniti, in particolare se elevato a una Sede Cardinalizia, sembra che ci siano valide ragioni per credere che le voci e le accuse sul passato potrebbero emergere con un tale incarico, con la possibilità di accompagnare un grave scandalo e una diffusa pubblicità negativa’. In un primo momento Wojtyla desiste, poi McCarrick, che è evidentemente venuto a sapere della fronda contro di lui, scrive proprio a Stanislao Dziwisz, protestanto la propria innocenza: Dziwisz inoltra la lettera a Papa Wojtyla, che poco dopo lo nomina arcivescovo della capitale degli Stati Uniti d’America.

Giovanni Paolo II, è la netta impressione che si trae dal rapporto McCarrick, sottovalutò l’allarme che pure gli era stato ampiamente illustrato. Il report della Segreteria di Stao fornisce anche una spiegazione, che può essere letta, e seconda dell’ottica prescelta, come attenuante o aggravante: ‘Diversi Prelati che avevano familiarità con il pensiero di Papa Giovanni Paolo II – si legge nella nota a pie’ di pagina 580 – affermarono che il Papa credeva che le accuse di cattiva condotta sessuale contro importanti chierici fossero spesso false e che questa convinzione fosse fondata sulla sua precedente esperienza in Polonia, dove voci e allusioni erano state usate per danneggiare la reputazione dei Pastori della Chiesa’. Il rapporto cita, in particolare, alcune interviste condotte con il cardinal Marc Ouellet, che affermato che ‘il Papa, proveniente da un paese ex comunista, con le procedure dei servizi segreti che denunciavano i sacerdoti per indebolire la Chiesa … cercando di minare la reputazione delle persone, questo ha lasciato un impressione molto forte su di lui’); il card. Stanislao Dziwisz, che affermato che ‘le lettere anonime non hanno valore’ e che Papa Giovanni Paolo II ‘sapeva che a volte c’erano alcune persone che facevano accuse intese a danneggiare la Chiesa’; il cardinale Leonardo Sandri che afferma che Papa Giovanni Paolo II ‘temeva che le accuse contro i vescovi fossero il modo migliore per attaccare la credibilità della Chiesa’ e che ha ricordato che il Papa avrebbe detto: ‘Attaccando il vescovo si attacca il gregge’; e il cardinale James Harvey, secondo il quale McCarrick aveva un’esperienza lunga e apparentemente positiva al momento in cui le accuse furono fatte per la prima volta, e ‘le persone che valutavano questo erano altamente condizionate dal tipo di comportamento che avevano sperimentato sotto un regime comunista. Questi attacchi a figure importanti della Chiesa costituivano un comportamento tipico. . . Se ti odiano ti accuseranno di andare con le donne. Se ti disprezzano ti accuseranno di andare con gli uomini. Quindi questo sarebbe stato letto come una tipica specie di accusa che ha lo scopo di danneggiare la Chiesa abbattendo la reputazione dei suoi vescovi’. Il rapporto cita infine il libro di George Weigel ‘The End and the Beginning: Pope John Paul II – The Victory of Freedom, the Last Years, the Legacy’ (2010) che, alle pagine 152-53, ‘descrive il tentativo della polizia segreta polacca di fabbricare un falso scandalo rispetto a Papa Giovanni Paolo II nel 1983’.

Nel caso di McCarrick, e non solo in quello, le accuse non erano false, ma vere, e grazie alle vittime che lo hanno denunciato oggi vengono pienamente alla luce nel rapporto realizzato dalla Segreteria di Stato del cardinale Pietro Parolin e voluto da Papa Francesco.