Federcuochi: Dpcm è la pietra tombale della ristorazione

"Prima ci fanno comprare strumenti anti-covid, poi ci chiudono"

OTT 26, 2020 -

Roma, 26 ott. (askanews) – “Ai ristoratori è stato chiesto a più riprese di investire per adeguare il proprio ristorante in funzione dei vari decreti che si sono succeduti e delle diverse modalità di erogazione del servizio. Quelli che lo hanno fatto, distanziando i tavoli, creando nuovi percorsi, comprando strumenti che consentano di poter offrire il servizio in piena sicurezza per clienti e lavoratori, ora vengono premiati dal Governo con la chiusura serale delle proprie attività”. E’ questo il commento della Federazione Italiana Cuochi, a poche ore dalla firma del nuovo DPCM, che impone lo stop della ristorazione a partire dalle ore 18.

Queste ulteriori restrizioni influiranno drasticamente sul numero dei cuochi dipendenti ma anche su quello degli chef a partita Iva, il cui numero si è già ridotto del 50%. “Siamo molto amareggiati per l’atteggiamento del Governo, che sembra non tener conto di un comparto che produce migliaia di posti di lavoro e rappresenta fonte di reddito per altrettante piccole e medie imprese, oltre ad essere un importante soggetto di acquisto per tutta la filiera enogastronomica. Per far fronte al drammatico impatto economico del nuovo decreto sul mondo della ristorazione, si parla di contributi a fondo perduto e compensazioni “una tantum” che arriveranno direttamente sui conti dei soggetti aventi diritto da parte dell’Agenzia delle Entrate. Speriamo non vada a finire come per la cassa integrazione, che malgrado le promesse ricevute in tantissimi non hanno ancora percepito”.