Cosa ne pensa lo Spallanzani dei test salivari

Bocciata la saponetta che processa il risultato sul posto

SET 24, 2020 -

Roma, 24 set. (askanews) – L’Istituto nazionale per le malattie infettive di Roma Lazzaro Spallanzani ha concluso una serie di prove sui diversi test per la rilevazione del Sars-Cov-2 attraverso la saliva. Premesso che “gold standard” per la diagnosi è il tampone molecolare classico, quello con il lungo cotton fioc, bene anche i tamponi rapidi per la ricerca dell’antigene (quelli inaugurati negli aeroporti), sierologici ok per lo screening ma non per diagnosi, l’ok è a metà per gli attesi salivari, sia per problemi tecnici che di sensibilità per la ricerca del virus. Le prove, infatti, sono state condotte nei giorni scorsi e ieri, quando il ministero della Salute aveva già in mano il report sono stati pubblicati sul sito dello Spallanzani, all’interno di una guida ai diversi test, i principali risultati delle prove sui test salivari analizzati. Non a caso sempre ieri al question time il ministro della Salute Roberto Speranza ha sottolineato che per usare i test salivali – utili perché meno invasivi, specie per i bambini (e con la riapertura delle scuole sarebbero un’arma notevole) – il ministero attende la validazione delle autorità competenti.

Il tampone classico molecolare – va ricordato – è l’unico test ufficiale che valida una diagnosi di positività al Sars-Cov-2, quindi ogni altro test che dà un risultato positivo (test antigenico rapido, sierologico sia endovenoso che pungidito, o in prospettiva salivare) deve poi essere confermato con il tampone molecolare classico naso-faringeo, il “gold standard”, quello con il lungo cotton-fioc. Il problema infatti non è il falso positivo – vista la conferma necessaria degli alti tipi di test – bensì il risultato falso negativo, che sfugge poi alla rete di contenimento dei contagi.

Lo Spallanzani ha provato tre test salivari, uno di tipo molecolare (che rileva la presenza nel campione dell’Rna del virus) e due di tipo antigenico (che rilevano nel campione le proteine virali). In sintesi, il primo (molecolare salivare) funziona ma non va bene per un responso rapido perché data la tecnologia a disposizione se ne possono fare solo pochi alla volta, otto a ciclo, e solo in laboratorio, quindi non sul posto. Dei due test antigenici provati, uno ha un’attendibilità e affidabilità comparabile a quella dei tamponi antigenici, (quelli rapidi che danno un responso in 15 minuti, inaugurati negli aeroporti) ma il problema è che deve essere necessariamente processato in laboratorio, quindi non è più rapido logisticamente.

L’unica soluzione per usare questi test salivari efficaci e avere risultati rapidi sarebbe quindi quella di organizzare un network di laboratori mobili. L’altro test salivare antigenico esaminato, della stessa ditta ma con un kit (meno potente dell’apparecchiatura di laboratorio per la rilevazione della proteina virale), la cosiddetta saponetta, che processa il risultato sul posto, non è purtroppo al momento ritenuto del tutto affidabile: troppi i casi negativi che poi al tampone classico sono risultati positivi.

“Il test salivare molecolare testato presso il laboratorio di virologia dello Spallanzani – spiega infatti l’Istituto sul sito – utilizza uno dei sistemi correntemente utilizzati per i tamponi naso-faringei, che ha appena conseguito il marchio Ce per l’utilizzo anche con la saliva. Questa apparecchiatura tuttavia non ha una processività elevata: riesce infatti ad effettuare solo 8 campioni per volta, con tempi di analisi dei campioni di circa un’ora. Pertanto il suo utilizzo è indicato soltanto in casi particolari, come per esempio la conferma urgente di positività riscontrate nel corso di test antigenici”.

Gtu/Int5