Modificando sistemi alimentari Overshoot day avanti di 32 giorni

Fond.Barilla: con Covid posticipato, ma serve nuovo approccio a cibo

AGO 20, 2020 -

Milano, 20 ago. (askanews) – 22 agosto. Quest’anno l’Earth Overshoot Day cade in questo giorno, una data da segnare sul calendario visto che era da 15 anni che non si verificava così tardi (25 agosto 2005). Ma di cosa parliamo? Parliamo del giorno in cui l’umanità esaurisce definitivamente tutte le risorse che la Terra può rigenerare in un anno. Nel 2019 l’Overshoot era stato registrato il 29 luglio e oggi, per la prima volta da quando viene calcolato, la data viene spostata in avanti di circa un mese.

Dietro questo “posticipo” c’è il Covid, o meglio il lockdown imposto dalla pandemia. Gli studi del Global footprint network, l’istituto internazionale di ricerca che ha ideato il metodo per calcolare il consumo delle risorse, infatti, indicano che nel 2020 l’impronta di carbonio si è ridotta del 14,5% e che la causa è da ricercarsi nel rallentamento economico globale indotto dal Covid-19. Una riduzione che, purtroppo, non può essere considerata un successo, perché non si tratta di un cambiamento strutturale, ma solo di un effetto temporaneo dato dall’impatto della pandemia e delle misure adottate dai governi.

Una delle leve per rendere strutturale questo cambiamento è proprio il cibo. Ne è convinta la Fondazione Barilla, che ha raccolto e analizzato i dati per l’Italia. Dati dai quali emerge che la produzione di cibo rappresenta fino al 29% dell’impronta ecologica globale. Il modo in cui lo produciamo, distribuiamo e consumiamo determina circa il 70% dei prelievi di acqua dolce, provoca fino al 37% delle emissioni totali di gas serra e si appropria di circa la metà delle terre abitabili del mondo. Gli attuali sistemi alimentari, inoltre, richiedono alte quantità di energia e dipendono ancora molto dai combustibili fossili. Questa dipendenza è più alta per la produzione di alimenti di origine animale (in media, per produrre 1 caloria di prodotti di origine animale, servono circa 5,7 calorie di combustibile fossile). Molte colture viaggiano spesso su lunghe distanze prima di raggiungere i consumatori, visto che meno di 1/3 della popolazione mondiale riesce ad acquistare prodotti alimentari a base vegetale provenienti da una distanza inferiore a 100 chilometri. Lo stesso vale per i mangimi e molti prodotti alimentari trasformati lungo la catena di approvvigionamento.

“Quest’anno la riduzione della nostra impronta ecologica è finalmente arrivata – – ha dichiarato Marta Antonelli, direttore di Ricerca della Fondazione Barilla – Tuttavia, non possiamo considerare questo risultato un successo perché il cambiamento a cui abbiamo assistito è stato la diretta conseguenza delle misure di restrizione imposte in tutto il mondo dalla pandemia, non l’effetto di un progetto di trasformazione strutturale del sistema alimentare. Il cambiamento registrato rappresenta la prova tangibile che una trasformazione sostenibile è possibile ed evidenzia il potere che abbiamo come cittadini, attraverso ciò che mettiamo ogni giorno nel piatto. Insieme al Global Footprint Network abbiamo stimato che ripensando il nostro approccio al cibo, eliminando gli sprechi alimentari, prediligendo alimenti stagionali, scegliendo prodotti sostenibili e seguendo diete più sane, bilanciate e a base vegetale potremmo spostare l’Overshoot Day in avanti di 32 giorni”.

Ognuno di noi con semplici scelte quotidiane può contribuire a questo risultato. Fondazione Barilla per questo ha elaborato cinque consigli per spostare in avanti la data dell’Overshoot Day. Prima di tutto preferire alimenti a base vegetale- per mangiare in modo vario e rinforzare il legame tra uomo e terra; acquistare dagli agricoltori locali seguendo la stagionalità -accorciando la catena di approvvigionamento tra produttore e consumatore; scegliere alimenti prodotti con pratiche agricole sostenibili, per aiutare a decarbonizzare il sistema alimentare rispettando gli ecosistemi naturali; seguire regimi alimentari sani e sostenibili, come la Dieta Mediterranea, per fare bene alla nostra salute e a quella del Pianeta; e, infine, prevenire le perdite e gli sprechi alimentari: visto che tutto il cibo sprecato in un anno rappresenta circa l’8% delle emissioni annuali di gas a effetto serra .