Tutte le inchieste giudiziarie che lambiscono Regione Lombardia

Dal caso camici a Lombardia Film Commission

LUG 22, 2020 -

Milano, 22 lug. (askanews) – Dalla fornitura di camici trasformata in donazione, all’accordo siglato tra la multinazionale Diasorin e l’ospedale San Matteo di Pavia per la sperimentazione dei test sierologici. Dall’ospedale realizzato in tempi di record nei padiglioni della Fiera di Milano, all’aggiudicazione della commessa sulle maschierine-pannolino prodotte dalla Fippi di Rho. Dal boom di morti registrate al Pio Albergo Trivulzio e in altre Rsa, alla mancata istituzione di una zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro, due comuni della Bassa Val Seriana dove tra fine febbraio e inizio marzo si sviluppò un focolaio del contagio. Il Coronavirus in Lombardia ha portato a numerosi strascichi di natura giudiziaria. Le varie inchieste avviate a Milano, ma anche a Pavia e Bergamo, sono tutte legate da un unico filo conduttore: la gestione dell’emergenza Coronavirus nella fase più acuta del contagio. C’è un’unica eccezione: l’inchiesta su Lombardia Film Commission, che non riguarda il Covid ma che lambisce Palazzo Lombardia, riguardando però la precedente amministrazione Maroni.

CASO CAMICI – Il fascicolo più ‘caldo’, e quello potenzialmente più rischioso per la tenuta della coalizione di centro-destra che governa a Palazzo Lombardia, riguarda la fornitura di camici da destinare a medici e infermieri impegnati nella battaglia contro la pandemia. Soprattutto perchè in ballo c’è un azienda di proprietà di Andrea Dini, cognato del governatore Attilio Fontana, partecipata anche dalla moglie Roberta Dini che detiene una quota di minoranza del 10%: la Dama srl, storica società di abbigliamento di Varese che tra l’altro controlla il noto marchio Paul&Shark e che il 16 aprile scorso ottenne con affidamento diretto dalla Regione Lombardia un contratto per la fornitura di 75 mila camici. Un ordine di acquisto che si trasformò in donazione il 20 maggio, dopo l’intervista rilasciata da Fontana a Report, la trasmissione di Rai 3 che per prima sollevò il caso, sulla gestione regionale della pandemia. Domande generiche, che però – questo il magistrati dei milanesi – potrebbero aver ‘allertato’ il governatore, tanto da spingerlo a intervenire in prima persona per trasformare il contratto originario in una donazione. L’inchiesta milanese, condotta dai pm Luigi Furno, Paolo Filippini e Carlo Scalas, con il coordinamento del procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, ha per ora portato a due indagati: il cognato di Fontana Andrea Dini e il direttore generale di Aria (la centrale acquisti regionale) Filippo Bongiovanni. Il reato ipotizzato è turbata liberta nella scelta del contraente, fattispecie che rientra nella turbativa d’asta. ‘Non sapevo nulla della procedura avviata da Aria e non sono mai intervenuto nella vicenda in alcun modo’, aveva dichiarato il governatore in una nota dopo l’articolo de ‘Il Fatto Quotidiano’ che aveva anticipato il contenuto del servizio di Report. Parole che secondo i magistrati milanesi sarebbero smentite dai fatti: agli atti di indagine ci sarebbero infatti elementi investigativi che dimostrerebbero il ‘ruolo attivo’ ricoperto Fontana nella procedura di trasformazione del contatto da fornitura in donazione. L’inchiesta, che nelle scorse settimane ha portato i magistrati ad ascoltare numerose persone informate dei fatti, tra cui l’assessore regionale Raffaele Cattaneo, prosegue a pieno ritmo: venerdì è previsto un nuovo interrogatorio di Bongiovanni davanti ai pm.

TEST SIEROLOGICI – L’accordo siglato tra il Policlinico San Matteo di Pavia e la multinazionale Diasorin per la sperimentazioni dei test sierologici in grado di offrire una mappatura della diffusione centrale del territorio è finito al centro di due inchieste penale e di un procedimento amministrativo. Il fascicolo aperto dalla Procura di Pavia per turbata libertà nella scelta del contraente e peculato ha portato sotto indagine presidente, direttore generale e direttore scientifico della Fondazione Irccs San Matteo di Pavia, il responsabile del laboratorio di Virologia molecolare dello stesso Policlinico, nonchè l’amministratore delegato della multinazionale biotecnologica piemontese. Secondo i magistrati pavesi, che oggi hanno disposto una serie di perqusizioni condotte dalle Fiamme Gialle, quell’accordo avrebbe favorito la Diasorin, mettendo fuori gioco altre società concorrenti, dato che la multinazionale vercellese ha beneficiato, a differenza di altre società private, di tutti i risultati ottenuti dalle attività di ricerca e sperimentazione effettuate dalla Fondazione San Matteo. L’accordo che era già stato bocciato dal Tar della Lombardia con una sentenza poi sospesa dal consiglio di Stato.

OSPEDALE IN FIERA – Lo avevano presentato come il fiore all’occhiello della gestione lombarda dell’emergenza Covid. Realizzato a tempo di record nei padiglioni di Fiera Milanocity grazie alla donazioni economiche di moltissimi privati, il reparto di terapia intensiva anti-Covid era stati progettatto per ospitare centinaia di pazienti. Ne sono stati curati 25 ed è costato 21 miloni di euro. L’esposto presentato in procura dal sindacato di base Adl Cobas ha portato a un’indagine conoscitiva: niente ipotesi di reato nè indagati. Almeno per ora.

MASCHERINE-PANNOLINO – A Milano è in corso un’indagine anche su idoneità, costi e aggiudicazione della fornitura di mascherine prodotte dalla Fippi di Rho, un’azienda di pannolini che ha riconvertito la produzione su commissione della Regione Lombardia. L’inchiesta, condotta dai pm Mauro Clerici e Giordano Baggio, ipotizza (da quanto si sa contro ignoti) i reati di truffa e frode nelle pubbliche forniture. Regione Lombardia acquistò per 8 milioni di euro 18 milioni di mascherine. A fine maggio, come denunciato dai consiglieri regionale del M5S, 14,5 milioni di pezzi giacevano ancora in un magazzino.

LA STRAGE DEI NONNI NELLE RSA – Sono una ventina di fascicoli di indagine aperti a Milano per far luce sulla ‘strage dei nonni’ avvenuta nelle Rsa dell’area metropolitana nella fase più acuta della pandemia. Il più importante riguarda il pio Albergo Trivulzio, storica casa di riposo, e vede sotto indagine il direttore generale Giuseppe Calicchio, accusato di epidemia colposa e omicidio colposo. Ma le indagini riguardano anche altre strutture di primo piano nel panorama milanese, come Sacra Famiglia di Cesano Boscone, l’Auxologico, l’istituto Don Gnocchi, il centro riabilitativo Maugeri. Dopo la fase istruttoria che ha portato a diverse perquisizioni e sequestri della guardia di finanza e all’audizione dei numerosi testimoni, i pm titolari della maxi inchiesta diretta dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano dovranno accertare il rispetto di tutti i protocollli anticontagio (a partire dal corretto utilizzo di mascherine e altri dispositivi di protezione (che, stando alla denuncia presentata da alcuni infermieri, in alcune struttire sarebbero state vietate, dietro esplicite minacce di licenziamento, per non creare allarmismo tra i ospiti) e l’applicazione della direttiva regionale che ha permesso alle Rsa di accogliere pazienti Covid. Indagini analoghe sono state avviate a Bergamo e Brescia.

ZONA ROSSA IN VALSERIANA – La mancata istituzione di una zona rossa in Bassa Valseriana, sulla scia di quella già adottata a Codogno e in altri comuni della Bassa Lodigiana ‘cinturati’ per impedire la diffusione del contagio, è il principale fronte dell’inchiesta condotta dalla procura di Bergamo che indaga anche sulle morti nelle Rsa nella zona oltre che sulla gestione del pronto soccorso di Alzano Lombardo, chiuso e poi riaperto nel giro di 3 ore dopo la scoperta dei primi due casi di Coronavirus. L’inchiesta per epidemia colposa avviata dal procuratore facente funzione Maria Cristina Rota prosegue nel massimo riserbo. Per il momento i magistrati orobici sentire come persone informate sui fatti esponenti del governo centrale (il premier Giuseppe Conte, i ministri Roberto Speranza e Luciana Lamorgese) e i vertici della Regione Lombardia (il governatore Fontana e l’assessore al Welfare Gallera).

LOMBARDIA FILM COMMISSION – L’inchiesta è scattata settimana scorsa, con il fermo (poi convalidato dal gip) del 62enne Luca Sostegni, presunto prestanome nell’operazione. Nel mirino dei magistrati milanesi è finita la compravendita di un immobile di Cormano, comune alle porte del capoluogo, acquistato dalla Fondazione per la promozione della Lombardia in ambito cinemtografico a fine 2017 per 800 mila euro: il doppio del prezzo pagato dalla società venditrice, la Andromeda srl, soltanto 11 mesi prima. Oltre a Sostegni, ora a San Vittore, sotto indagine ci sono tre commercialisti considerati vicini alla Lega: Antonio Di Rubba, ex presidente di Lfc, Michele Scilleri, ex revisore dei conti del Carroccio al Senato e titolare dello studio di Milano dove, a fine 2017, venne registrato il movimento ‘Lega per Salvini premier’, e Andrea Manzoni, ex revisore dei conti della Lega alla Camera. Sono tutti accusati di turbativa d’asta e peculato con Sostegni che risponde anche anche di estorsione nei confronti di Scilleri. Stando a quanto finora emerso, i 400 mila euro di plusvalenza sarebbero in parte stata incassati dai 4 indagati, mentre 250 mila euro sarebbero finite nella casse della Fidirev, fiduciaria che controllava alcune società di Scilleri oltre che la stessa Andromeda. Che fine hanno fatto questi soldi? Saranno le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco a chiarirlo.