Tangenti Atm: respinte tutte le richieste di scarcerazione

Il gip di Milano: Colombo, Carpita e Ferraioli restano in carcere

GIU 30, 2020 -

Milano, 30 giu. (askanews) – Sono state tutte rigettate dal gip le prime richieste di scarcerazioni presentate dai legali di alcune delle 13 persone arrestate il 23 giugno scorso nell’inchiesta milanese sul presunto giro di tangenti e appalti truccati nei lavori per l’innovazione e la manutenzione della metropolitana milanese. Secondo quanto si è appreso in ambienti giudiziari milanesi, dopo gli interrogatori di garanzia i difensori di alcuni indagati hanno chiesto al gip Lorenza Pasquinelli la scarcerazione dei propri assistiti. Tutte le richieste sono state bocciate dal giudice per un duplice motivo: da un lato, “permangono le esigenze cautelari” nei confronti degli arrestati, e dall’alto sono ancora in perquisizioni e sequestri della Guardia di Finanza nelle sedi delle varie società fornitrici di Atm ora sotto inchiesta per responsabilità amministrativa.

Tra gli altri, il giudice milanese ha respinto le istanze di scarcerazione di Piergiorgio Colombo, amministratore unico di Gilc impianti, che nell’interrogatorio di garanzia aveva fatto alcune ammissioni, di Federico Carpita, sales manager Alstom, e di Gerardo Ferraioli, senior project manager di Engineering Informativa Srl: dovranno restare tutti in carcere.

Per il momento non ha invece presentato nessuna richiesta Paolo Bellini, il personaggio chiave dell’inchiesta milanese accusato di aver pilotato 8 gare, del valore complessivo di oltre 150 milioni di euro, lanciate dalla muncipalizzata milanese dei trasporti tra il 2018 e il 2018. Tra queste il maxi appalto del marzo 2019 per la progettazione del sistema di segnalamento della linea 2: una gara dal valore di 127 milioni vinta da Siemens Mobility, unico gruppo che presentò un’offerta. E’ il cosiddetto “sistema Bellini” ideato dal funzionario che, dai manager delle società che si aggiudicavano gli appalti, otteneva tangenti in denaro (è accusato di aver intascato mazzette per 125 mila euro) o lavori in subappalto a favore di società a lui riconducibili. Nel blitz scattato nella sua casa e nelle sedi della sua società i militari delle Fiamme Gialle hanno sequestrato 67 mila euro in contanti, denaro che secondo gli investigatori diretti dal pm Giovanni Polizzi potrebbe rappresentare parte del prezzo della presunta corruzione.