Costa: non abbattere orso Trentino, valutiamo impugnare ordinanza

"Se era una femmina con cuccioli stava difendendo la sua prole"

GIU 25, 2020 -

Roma, 25 giu. (askanews) – “Ho appreso con dispiacere del recente ferimento di due persone ad opera di un orso bruno nel territorio del Comune di Cles e al riguardo esprimo loro, così come a tutta la comunità locale, tutta la mia comprensione e vicinanza”. Così il ministro dell’Ambiente Sergio Costa in una lettera di risposta al Presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, che ha firmato l’ordinanza con la quale dà mandato al Corpo forestale provinciale di monitorare l’area del Monte Peller, in valle di Non, dove si è verificato l’incidente che ha coinvolto padre e figlio, identificare l’orso responsabile e procedere con l’abbattimento dell’esemplare.

“Comprendo la preoccupazione della cittadinanza, ma ritengo necessario ricostruire bene l’accaduto attraverso una dettagliata relazione tecnica che, sicuramente il personale del Corpo forestale provinciale starà predisponendo, – continua Costa – considerato anche che questi episodi sono estremamente rari in Italia”.

“È, quindi, opportuno che si individui con estrema certezza l’esemplare coinvolto nella vicenda in quanto, se responsabile dell’aggressione fosse una femmina con cuccioli, si potrebbe fornire una plausibile interpretazione etologica dell’episodio: un’orsa che cerca di allontanare una minaccia per i propri cuccioli, se spaventata, potrebbe reagire con naturale aggressività. È un atteggiamento – aggiunge il Ministro – insito in qualsiasi specie animale quello di difendere la prole nel proprio habitat”.

“Solo dopo aver raccolto informazioni scientifiche certe sull’animale coinvolto nell’incidente ai due cittadini si potranno valutare soluzioni tecniche che, a mio parere, non devono tradursi nell’abbattimento. Mi sento di esprimerti, pertanto, la mia contrarietà alla parte dell’ordinanza che hai emanato ieri, a ventiquattro ore dall’accaduto, dove si invita il personale alle tue dipendenze a monitorare l’area, raccogliere elementi sull’individuo e ad ucciderlo, perché la ritengo una decisione impulsiva che non favorisce un’analisi degli elementi di contesto e aggrava lo scontro pubblico, già non semplice da gestire, sulla convivenza tra uomo e fauna selvatica negli ambienti alpini”.

(segue)