Nel post-covid la salute cambia volto: arriva l’oncologo di famiglia

Cure anche fuori dall'ospedale con servizi territoriali e telemedicina

GIU 11, 2020 -

Roma, 11 giu. (askanews) – L’oncologia cambia volto: nel post-Covid le cure potranno essere erogate anche fuori dall’ospedale, grazie all'”oncologo di famiglia” e all’assistenza da casa. Gli esperti stimano che con il potenziamento dei servizi territoriali e della telemedicina, entro poco meno di due anni, sarà possibile ridurre di un terzo visite e controlli inappropriati o inutili negli ospedali. La proposta arriva in occasione del webinar “COVID-19 il paziente oncologico: le sfide assistenziali che ci attendono” organizzato da Fondazione AIOM con il contributo non condizionante di Amgen, e trasmesso in diretta streaming sul canale Youtube Dephaforum, con la partecipazione del Viceministro della Salute Pierpaolo Sileri e dei massimi esperti del settore.

L’oncologia va ripensata e portata anche fuori dagli ospedali, dove i pazienti restano in carico allo specialista per un tempo indefinito: per molte neoplasie, oggi, è possibile parlare di ‘cronicizzazione’ quindi non è pensabile che queste persone siano seguite per anni solo dal centro di riferimento. L’emergenza COVID ha costretto i medici a rinviare visite, terapie e interventi non urgenti, ma ha anche dimostrato che i pazienti si possono assistere in un altro modo, non per forza in corsia, con meno visite ed esami e più attenzione alla persona e alla sua qualità di vita.

È necessario dunque realizzare un nuovo modello di cura che riguarda i pazienti con una storia di cancro, che dopo la fase acuta della malattia, si sottopongono a visite e controlli, con l’obiettivo di ridurre gli accessi in ospedale e risparmiare risorse da investire in terapie innovative. Un nuovo modello che preveda il passaggio del paziente al territorio in tempi che variano in relazione allo stadio della neoplasia e all’età della persona in cura con la possibilità che i pazienti tornino dall’oncologo nel caso vi sia il sospetto di recidiva.

Una delle proposte discusse per ridisegnare la rete di assistenza è dunque una nuova figura: “l’oncologo di famiglia”: visiterà in ambulatorio o negli studi dei medici di medicina generale già esistenti sul territorio e potrà somministrare farmaci oncologici orali che ad oggi sono distribuiti solo attraverso le farmacie ospedaliere. Il ruolo potrà essere ricoperto da specialisti assunti o da specializzandi in oncologia, inserendo gli ambulatori territoriali nelle reti formative delle scuole di specializzazione. (segue)