Che cosa ancora non va nell’app Immuni

Funziona soltanto con l'ultimo sistema operativo Apple. E poi c'è la donna stereotipata

GIU 3, 2020 -

Roma, 3 giu. (askanews) – Ieri numero di downolad incoraggianti per l’app Immuni, che oggi è sempre prima nella classifica delle più scaricate dall’App Store. L’applicazione, ovviamente anche per Android, serve per avvertire la persona se ha avuto un contatto con un positivo al coronavirus. Dopo le minori preoccupazioni per la privacy, essendo ora abbastanza chiaro che il sistema è anonimo e sicuro, ci sono i rilievi degli utenti con iPhone. Serve infatti, per far funzionare Immuni, l’ultima versione del sistema operativo, disponibile soltanto per i modelli più recenti di iPhone, escludendo così chi ha i modelli più vecchi. Una sorta di “digital divide” del tracciamento anti-Covid. Su questo chi di dovere dovrà dare una risposta. Ma anche su un altro tema.”L’immagine stereoripata della donna madre che culla e dell’uomo che invece lavora al computer sull’App Immuni, è appena appena un filo antiquata e stereotipata. Bisogna cambiarla. Punto”, ha scritto su Facebook il deputato dem Emanuele Fiano, della presidenza del gruppo Pd alla Camera. Da perfezionare insomma.

San/Int2