S.Egidio: no a bambini di serie B, recupero scolastico in estate

"Durante il lockdown il 61% non ha fatto lezioni online"

MAG 15, 2020 -

Città del Vaticano, 15 mag. (askanews) – Il 61% dei bambini non ha fatto lezioni online, l’11% una lezione a settimana, il 49% due lezioni, il 28% tre lezioni, il 9% quattro lezioni e il 2% cinque lezioni a settimana. E’ il risultato di un’indagine svolta dalla comunità di Sant’Egidio sulla didattica a distanza, svolta su un campione di 800 bambini dai 6 ai 10 anni, residenti in 27 quartieri di Roma e iscritti in 44 scuole primarie. Nel corso di una conferenza stampa in streaming, la comunità impegnata nella capitale e in tutto il mondo con “scuole di pace” che aiutano i bambini più svantaggiati nel dopo-scuola, lancia l’allarme per il rischio che la didattica a distanza allarghi le diseguaglianze, penalizzando dei “bambini di serie B”, e fa appello ad una iniziativa collettiva che permetta loro di recuperare il ritardo accumulato nel corso dell’estate.

“Ci sono famiglie che non sono in grado di supportare l’insegnamento online, penso a figli degli immigrati, ai bambini rom, a bambini più svantaggiati”, ha detto il presidente della comunità, Marco Impagliazzo. “Una delle povertà indotte dalla pandemia è la povertà educative: le scuole sono entrare nella modalità a distanza e ciò ha creato una serie di problematiche molto complesse. Voglio esprimere la soddisfazione per come tanti docenti e dirigenti si sono mossi per entrare in questa modaità da un giorno all’altro. Dall’altra però lasciatemi esprimere un grande saluto a tutti i bambini che hanno sofferto per questa situazione: parlo dei bambini ma il discorso può essere allargato a tutti i ragazzi che hanno perso la socialità e il contatto umano, oltre al rapporto con gli insegnanti. Nella narrazione pubblica poco si è parlato di questo tema, e invece la grande resistenza dei bambini e dei ragazzi merita di essere sottolineata. Noi – ha proseguito Impagliazzo – temiamo l’allargamento della distanza tra una serie A e una serie B dei bambini, un allargamento delle disuguaglianze. In Italia c’è già il 14,2% di abbandono scolastico, sono dati del 2018, il che significa che le disuguaglianze nella scuola sono ancora forti. Questa situazione rischia di aggravarle”.

Da qui l’appello “a tutto il mondo della scuola, agli insegnanti, ai dirigenti scolastici, agli educatori, a coloro che lavorano nelle coperative, ai volontari, alle associazioni, alle famiglie perché si apra una risposta immediata, nei mesi di giugno, luglio e agosto, di recupero della scuola mancata. Perché molti bambini non hanno goduto appieno del diritto allo studio: non sto dicendo che non c’è stato il diritto allo studio, ma che alcuni bambini, sopratutto i più vulnerabili, non ne hanno goduto”. L’appello è ad un impegno “su base volontaria”, ha sottolineato il presidente della comunità di Sant’Egidio, che si è detto consapevole delle implicazioni sindacali sottese, affinché “si dia una risposta comune almeno per quella parte dei bambini con bisogni educativi speciali o con disabilità accertate affinché sia colmata quella povertà educativa che si è inserita nella loro vita”. Concretamente, l’appello al ministero dell’Istruzione è quello di ammettere la possibilità di creare “scuole in piccoli gruppi”, rispettando dunque le cautele imposte dal disanziamento sociale per prevenire il coronavirus, “aprendo tutti gli spazi possibili” alle lezioni nel corso dell’estate: “Nelle scuole ci sono le palestre, i cortili, i giardini, ma ci sono spazi all’aperto, nei giardini comunali, nelle ville comunali, e il nostro appello è rivolto anche ai sindaci, a partire dalla sindaca di Roma, ma perché no nelle parrocchie, nelle biblioteche”: luoghi dove “permettere ai bambini della scuola primaria a riunirsi per recuperare il tempo perduto”.

A questo appello si aggiungono altri auspici, illustrati da Marco Impagliazzo: la “riapertura anticipata” delle scuole, soprattutto per i soggetti più bisognosi, e una riapertura dei centri estivi, già prevista dal governo, che però “tenga conto di proporre una offerta didattica a chi ha bisogno o a chi è rimasto indietro”. Il tutto, con l’obiettivo ultimo di “evitare che alla ripresa ci sia un aumento della dispersione scolastica”.