Perché si rischia una nuova ondata di contagi dopo il 18 maggio (Gimbe)

Il monito di Cartabellotta

MAG 14, 2020 -

Roma, 14 mag. (askanews) – Riaprire su dati parziali aumenta il rischio nuova ondata coronavirus a inizio estate: l’avvertenza arriva dalla Fondazione Gimbe (Gruppo italiano per la medicina basata sull’evidenza) guidata da Nino Cartabellotta. Per decidere sulle riaperture differenziate annunciate per il 18 maggio, sono attesi, infatti, i dati del monitoraggio del ministero della Salute: tasso dei nuovi contagi, stima aggiornata del valore di Rt, che misura la velocità di trasmissione del virus, tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva e in area medica, e gli altri parametri definiti dal decreto del 30 aprile.

Il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe nella settimana 7-13 maggio conferma sia il costante alleggerimento di ospedali e terapie intensive, sia il rallentamento di contagi e decessi. In sintesi: i casi totali segnano +7.647 (+3,6%), i decessi +1.422 (+4,8%), i ricoverati con sintomi -3.597 (-22,8%), in terapia intensiva -440 (-33,0%).

Quindi “se da un lato questi numeri alimentano l’ottimismo e invitano ad anticipare riaperture di attività e servizi, dall’altro bisogna essere consapevoli che l’epidemia è ancora attiva, che in Italia si stimano 3-4 milioni di persone contagiate e che i soggetti asintomatici rappresentano una fonte certa di contagio”, spiega Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe. “Tuttavia – sottolinea – nel dibattito pubblico delle ultime settimane la vertiginosa rincorsa alle riaperture ha preso il sopravvento rispetto ad una scrupolosa programmazione sanitaria della fase 2 su cui non mancano criticità. Dall’assenza di una strategia di sistema ai problemi di approvvigionamento di mascherine e reagenti per i tamponi; dalla mancata applicazione di misure per spezzare la catena dei contagi alle autonome interpretazioni regionali delle evidenze scientifiche su test diagnostici e trattamenti”.

Per la Fondazione Gimbe è essenziale riportare al centro del dibattito la “gestione sanitaria” della fase 2 e fa un appello “alla massima prudenza nelle riaperture”. E a ragion veduta, perché dalle analisi indipendenti della Fondazione ci sono tre punt da tenere ben presenti: innanzitutto “il tempo medio tra il contagio e la comparsa dei sintomi è di 5 giorni, con un range da 2 a 14 giorni”; in secondo luogo “i tempi per la conferma della diagnosi dipendono da: richiesta del test, esecuzione del tampone, analisi di laboratorio e refertazione. Secondo i dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), il tempo mediano tra insorgenza dei sintomi e conferma diagnostica è stato di 10 giorni nel periodo 21-30 aprile e di 9 giorni nel periodo 1-6 maggio”. Inoltre “la comunicazione dei nuovi casi dalle Regioni alla Protezione civile non è immediata: i frequenti ricalcoli testimoniano ritardi non quantificabili in assenza di maggiori dettagli”.

“Quindi – sottolinea la fondazione Gimbe e come mostra anche il grafico elaborato – sulla base di tali tempistiche l’impatto dell’allentamento del lockdown avvenuto lo scorso 4 maggio potrà essere valutato solo tra il 18 maggio e la fine del mese, peraltro presupponendo che la comunicazione dalle Regioni alla Protezione Civile avvenga in tempo reale”.

In sostanza i dati sull’andamento dei contagi che informeranno le eventuali riaperture del 18 maggio fotografano ancora la fase di lockdown e anche il valore di Rt viene calcolato sui dati delle due settimane precedenti come precisato dall’Iss: “Poiché la diagnosi di infezione da coronavirus Sars-CoV-2 che può avvenire anche due o tre settimane dopo l’infezione per via del tempo di incubazione (fino a 14 giorni) e dei tempi intercorsi tra l’inizio dei sintomi, la ricerca di assistenza medica e il completamento dei test di laboratorio, il valore di Rt può essere stimato solo fino a circa 15 giorni nel passato”. “Se lo scorso 8 maggio l’Iss ha reso noti i valori di Rt riferiti al 20 aprile – precisa Cartabellotta – domani potrà comunicare quelli riferiti al 27 aprile e solo tra due settimane conosceremo gli Rt conseguenti all’allentamento del 4 maggio”.

Dunque, “se le riaperture annunciate per il 18 maggio si basano esclusivamente sul tasso di occupazione di posti letto in terapia intensiva e in area medica, tutte le Regioni sono pronte perché il dato è molto affidabile e soprattutto disponibile in tempo reale. Se al contrario entrano in gioco i casi notificati alla Protezione Civile e il valore di Rt, bisogna essere consapevoli che le decisioni in questo momento non possono per definizione essere informate dai dati perché l’impatto dell’allentamento del lockdown sarà misurabile solo a partire dalla prossima settimana”.

“Il ‘contagioso’ entusiasmo per la fase 2 – conclude Cartabellotta – sta generando un pericoloso effetto domino sulle riaperture rischiando di vanificare i sacrifici degli italiani.

Infatti, decidere la ripresa di attività e servizi sulla base di dati che, occupazione di posti letto a parte, riflettono ancora il periodo del lockdown, aumenta il rischio di una seconda ondata all’inizio dell’estate”.

Il monitoraggio Gimbe dell’epidemia di Covid-19 è disponibile sul sito della Fondazione nella pagina dedicata all’epidemia coronavirus (coronavirus.gimbe.org).

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