Stranieri e Coronavirus: peruviani i più colpiti, ultimi i cinesi

Studio Ismu sui tassi di contagio dei gruppi presenti in Italia

MAG 13, 2020 -

Milano, 13 mag. (askanews) – Tra gli stranieri presenti in Italia, sono i peruviani e ecuadoriani quelli maggiormente colpiti dal Coronavirus, mentre i cinesi presentano tassi di contagio pari di gran lunga inferiori alla media. Lo rende noto la Fondazione Ismu che ha analizzato l’incidenza del Covid-19 sulle popolazioni straniere residenti sul territorio nazionale.

Stando ai dati dell’Istututo Superiore di Sanità (aggiornati al 22 aprile scorso) il 5,1% dei contagi avvenuti in Italia riguarda cittadini stranieri, per un totale di 6.395 casi. E secondo i calcoli effettuati da Ismu, a guidare la classifica delle popolazioni straniere più colpite sono i peruviani,con tassi di contagio pari all’8,1 per mille della propria popolazione. In seconda posizione si piazza un altro gruppo originario dell’America Latina: gli ecuadoriani, colpiti dal coronavirus in 4,2 casi ogni mille. Range più limitato, invece, per gli altri gruppi di stranieri: si va dall’1,8 per mille degli egiziani allo 0,7 per mille dei marocchini, per una media complessiva dell’1,2 per mille.

Sorprende, invece, l’assenza dei cinesi fra i principali gruppi di stranieri affetti da Covid-19: nonostante la loro presenza in Lombardia risulti superiore a quella media di tutte le altre nazionalità (23,1% contro una media del 22,5%) e malgrado rappresentino il quarto gruppo di stranieri per numero di residenti in Italia (dietro soltanto a Romania, Marocco e Albania), i cinesi non fanno comunque parte delle popolazioni maggiormente colpite dal Coronavirus: al 22 aprile, il tasso di contagio era inferiore allo 0,3 per mille, cifra pari a meno della metà di quella registrata su qualsiasi altro gruppo straniero in Italia.

Dall’analisi condotta da Ismu emerge insomma un’ampia differenza tra i gruppi asiatici e quelli latinoamericani sul fronte dell’incidenza dei contagi. La spiegazione, osserva la Fondazione, va probabilmente ricercata nei diversi atteggiamenti culturali delle popolazione prese in esame nella fase pre emergenza: l’impressione è infatti che gli asiatici (e in particolar modo i cinesi) abbiano fin dall’inizio della crisi effettuato misure si contenimento più efficaci rispetto ad altri gruppi, magari perché più preparati sulla scia di esperienze epidemiche che hanno travolto l’Asia nel recente passato.