Coronavirus, allarme Fondazione Gimbe: contagio non è sotto controllo

Nell'ultima settimana +25.733 casi di cui 3.976 morti

APR 16, 2020 -

Roma, 16 apr. (askanews) – Le misure di distanziamento sociale imposte dai decreti “#Iorestoacasa” e “Chiudi Italia” hanno ridotto il sovraccarico degli ospedali e soprattutto delle terapie intensive. Ma sul contenimento del contagio i risultati non sono affatto rassicuranti e invitano alla massima cautela. Dalla fondazione GIMBE un’analisi delle possibili cause per informare le istituzioni sui parametri per avviare la “fase 2”, e per sensibilizzare decisori, datori di lavoro e popolazione su inefficienze e responsabilità

«L’efficacia delle misure di distanziamento sociale sul contenimento dell’epidemia – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – dipende da tre fattori: tempestività, intensità e aderenza della popolazione. Di conseguenza, per valutare gli effetti dei decreti “#IoRestoACasa” e “Chiudi Italia”, bisogna anzitutto essere consapevoli che siamo partiti in ritardo, che il lockdown non è stato affatto totale e che l’aderenza della popolazione è stata buona, ma non eccellente, a giudicare dal numero delle sanzioni elevate nel corso dei controlli».

Secondo la roadmap lanciata ieri dalla Commissione Europea per la ripartenza è fondamentale ridurre e stabilizzare il numero di ricoveri e/o dei nuovi casi per un periodo di tempo prolungato. «Di conseguenza – rileva Cartabellotta – una programmazione scientifica della “fase 2” non può inseguire i numeri del giorno, ma deve osservare almeno le variazioni settimanali». E in tal senso i dati degli ultimi 7 giorni sui contagi non sono affatto incoraggianti: se, infatti, si è ridotto il numero dei pazienti ricoverati con sintomi (-3,0%) e soprattutto di quelli in terapia intensiva (-16,6%), si rileva un aumento dei casi totali del 18,0% (+25.733), di cui 3.976 decessi (+22,5%).

«Nonostante il contagioso entusiasmo per l’avvio della “fase 2” – conclude Cartabellotta – serve la massima prudenza: se oggi, infatti, ospedali e terapie intensive iniziano a “respirare”, i numeri confermano che la curva dei contagi non è affatto sotto controllo ed il rischio di una nuova impennata dei casi è sempre in agguato».

(segue)