Simit consiglia uso farmaco artrite per liberare rianimazioni

Vademecum 46 specialisti della sezione lombarda

MAR 16, 2020 -

Milano, 16 mar. (askanews) – I docenti e i ricercatori dell’Università degli Studi di Brescia in prima linea nella redazione del Vademecum COVID-19 della SIMIT – Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, pubblicato lo scorso 13 marzo. Il Vademecum SIMIT, frutto del lavoro del “Gruppo collaborativo – Terapia Covid-19 Lombardia”, costituito da 46 specialisti provenienti dai principali ospedali lombardi, in particolari gli Spedali Civili della città “focolaio” Brescia, si esprime anche in merito al tocilizumab, il farmaco attualmente in uso per il trattamento dell’artrite reumatoide che ha dato “ottimi” risultati in 21 casi di pazienti trattati in Cina. “Benché i numeri siano ancora troppo esigui per poter affermare con certezza i suoi benefici dal punto di vista scientifico, alcuni pazienti sono già stati trattati con successo anche in Italia. Si tratta di un farmaco che blocca il recettore della citochina infiammatoria interleuchina-6 e quindi, potenzialmente, consente il recupero delle polmoniti gravi anche in soggetti già sottoposti alla ventilazione assistita”, si legge nella nota diffusa dall’Università di Brescia.

Un risultato che avrebbe l’effetto di ridurre il carico di lavoro delle rianimazioni. Per selezionare i pazienti idonei al trattamento con tocilizumab, il Gruppo collaborativo propone di adottare il criterio Brescia-COVID respiratory severity scale (BCRSS), contenuto nel documento Simit. “Si tratta di linee guida fondamentali che a livello nazionale e internazionale aiuteranno ad individuare i pazienti che potranno con maggiore probabilità beneficiare del nuovo trattamento e così evitare, o addirittura lasciare, la terapia intensiva”, si legge nella nota.

“Poiché, ad oggi – prosegue la nota -, non esiste nessuna molecola registrata per il trattamento di infezioni da COVID-19 e i dati disponibili in letteratura sono pochi, il Vademecum della SIMIT rappresenta un prezioso strumento di supporto per quanto riguarda nuovi protocolli terapeutici per trattamenti che prevedono l’uso di vecchi e nuovi farmaci”.

Nel Vademecum viene anche riassunto quanto diffuso nel documento pubblicato lo scorso 20 febbraio dal centro per il controllo e la prevenzione delle malattie cinese (China CDC), aggiornato all’11 febbraio, quando i casi erano 44.672. Di questi, la maggior parte è compresa nella fascia di età tra i 30 e i 79 anni (87%), mentre solo una minoranza si colloca nelle fasce di età estreme (1% circa tra 1-9 anni e il 3% più di 80 anni).

Il tasso di letalità complessivo è stato del 2,3% (1.023 morti su 44.672 casi confermati). Tra i fattori determinanti del rischio di morte si segnala: l’età con l’8% di mortalità nei pazienti tra i 70-79 anni che può arrivare al 14,8% in quelli con età più di 80 anni; la presenza di comorbidità, con la letalità sale al 10,5% nei pazienti con malattie cardiovascolari, 7,3% nei diabetici, 6,3% in soggetti con malattie respiratorie croniche, 6% negli ipertesi e infine 5,6% nei pazienti oncologici. Infine il vademecum segnala una altissima mortalità nel casi definiti “critici” pari al 49% dei casi.