Indagine Nielsen: solo 17% italiani preoccupato per Coronavirus

Il 94% si informa almeno una volta al giorno, il 69% più volte

FEB 29, 2020 -

Milano, 29 feb. (askanews) – “Un popolo consapevole, ma moderato nell’espressione delle proprie apprensioni”. Questo è il quadro che emerge dalla survey condotta da Nielsen Global Connect in Italia con l’obiettivo di verificare l’effettivo impatto del COVID-19 nel nostro Paese. Se è ben il 94% della popolazione a informarsi almeno una volta al dì sul virus, e il 69% lo fa addirittura più volte durante la giornata, solo il 17% del totale si dichiara effettivamente preoccupato del contagio e/o dell’eventualità di un’epidemia.

I più preoccupati in assoluto sono gli abitanti del Sud Italia (23%), seguiti dai residenti al Centro (15%) e dai residenti al Nord Est e al Nord Ovest (entrambi al 14%). A livello di singole Regioni, la Campania è quella con la percentuale più alta di persone in apprensione (28%), quando invece le Regioni con più casi accertati sembrano più tranquille. I “preoccupati” in Lombardia sono il 16%, in Piemonte e Veneto solo l’11%.

“Attenti sì, spaventati no – ha dichiarato Stefano Cini, Marketing Analytics Director di Nielsen Global Connect in Italia – L’attenzione degli italiani nei confronti della diffusione del Coronavirus sul territorio nazionale sta avendo due impatti principali sulla vita quotidiana: più informazione e più prevenzione. Si presta maggiore attenzione alle notizie e si dà maggior peso ad alcune semplici precauzioni igieniche, prima di pensare di evitare i luoghi pubblici o le occasioni di socialità. Siamo un popolo resiliente”.

Parlando di fonti informative preferite, quelle istituzionali e giornalistiche superano nettamente quelle “sociali”: per tenersi aggiornati, infatti, il 74% degli italiani si affida prima di tutto a notiziari e programmi televisivi, seguiti da siti di news (39%), siti delle istituzioni (35%), stampa cartacea italiana (19%) ed estera (11%). Per quanto riguarda le fonti “sociali”, il canale primario sono i social network (24%), seguiti da amici, colleghi e famigliari (14%). Purtroppo, appena il 12% si “affida” a personale specializzato medico e sanitario.

Tutti questi input mediatici hanno portato il Bel Paese a farsi opinioni precise sulle tempistiche di rientro dello stato di rischio per l’Italia. Gli italiani si dividono in chi ritiene che basterà 1 mese per uscire dalla fase di diffusione del virus (46%), mentre il restante 54% ritiene che servirà più tempo. Un dettaglio interessante a livello regionale: la Regione più ottimista in assoluto è proprio la Lombardia, con il 54% dei cittadini convinti che l’emergenza nostrana possa rientrare entro 4 settimane.

Alla domanda sul rientro dell’emergenza su scala globale, invece, gli italiani sono più pessimisti, ipotizzando un orizzonte temporale superiore a 2 mesi nel 53% dei casi.

La fiducia nel contenimento dell’epidemia a livello nazionale è relativamente alta anche perché gli italiani si sono attivati con alcune precauzioni igienico-sanitarie. La prima è banale, ma suggerita da tutte le istituzioni sanitarie locali e internazionali: lavarsi frequentemente le mani, praticata dal 79% della popolazione. Seguono l’utilizzo di disinfettanti e igienizzanti (45%) e il riparo delle cavità orali con fazzoletti usa e getta quando si starnutisce/tossisce (42%).

Le precauzioni non sono solo igieniche: sebbene la limitazione della socialità sia stata solo suggerita e non imposta, nella maggior parte dei Comuni delle zone colpite il 49% degli italiani dichiara di evitare, ove possibile, luoghi pubblici e affollati, soprattutto in Lombardia (58%). Al contempo, il 30% dichiara di evitare i mezzi pubblici (39% in Lombardia) e l’8% ricorre a modalità di smart working (18% in Lombardia).

Lo stile di vita degli italiani al tempo del Coronavirus cambia? Più di un terzo degli italiani dichiara di aver ridotto la frequenza con cui mangia fuori casa (35%) e beve fuori casa (32%). In queste settimane stanno anche crescendo abitudini più “domestiche”: il 27% della popolazione dichiara di guardare più televisione e il 15% più contenuti video online.