Dazi Usa, mannaia evitata per il vino italiano

Tra 180 giorni governo americano potrà nuovamente rimescolare carte

FEB 17, 2020 -

Roma, 17 feb. (askanews) – Mannaia evitata per la seconda volta per il vino italiano, che scampa ai dazi Usa per i prossimi 180 giorni, quando il Dipartimento del Commercio americano (Ustr) rivedrà nuovamente la lista dei beni europei sottoposti ai dazi compensativi nel quadro del contenzioso sugli aiuti pubblici al consorzio Airbus. Stavolta, ad essere colpiti non sono stati olio, vino e pasta (come si paventava) ma i velivoli europei importati negli Usa. Dal 18 marzo, infatti, saliranno dal 10 al 15% i dazi aggiuntivi sul settore aeronautico.

Nonostante una parziale buona notizia, visto che gli Usa hanno anche deciso di non alzare i dazi al 25% imposti a vari prodotti agroalimentari europei, restano però nella lista nera alcuni prodotti fondamentali del made in Italy agroalimentare come il Parmigiano Reggiano Dop, il Grana Padano e il Gorgonzola Dop. Ma anche il Provolone, l’Asiago e la Fontina Dop, crostacei, molluschi, i salumi, gli agrumi, i liquori. Per un totale di circa mezzo miliardo di euro di esportazioni, come sottolinea la Coldiretti.

E le ripercussioni sul settore dei formaggio sono gravissime: Parmigiano Reggiano e Grana Padano nei due mesi successi all’entrata in vigore dei dazi (il 18 ottobre 2019)hanno dimezzato l’export verso gli Usa. E se il vino italiano anche stavolta se l’è cavata, rimane il dazio sugli spirits: Micaela Pallini, presidente del Gruppo spiriti di Federvini, ricorda che “dall’entrata in vigore dei dazi, il fatturato nel mercato Usa è diminuito in media del 35%”. Una crisi pesantissima per un settore che conta 4.500 addetti e 228 mila occupati in maniera diretta e indiretta.

“I formaggi, gli aperitivi, i liquori e alcune lavorazioni del suino sono ancora purtroppo – ha spiegato il presidente di Federalimentare Ivano Vacondio – dentro il perimetro colpito e questo rimane un fatto grave per due motivi. Riesce difficile accettare che l’Italia, estranea al contenzioso Airbus, sia stata comunque coinvolta dalle ritorsioni americane. E riesce difficile accettare che il mirino Usa abbia puntato nel nostro Paese, in modo praticamente esclusivo, il food and beverage”.

Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, pur nella soddisfazione per avere evitato nuovi dazi sui prodotti agroalimentari italiani, spiega che adesso occorre però “avviare un negoziato diretto con gli USA per raggiungere un nuovo accordo commerciale, che metta fine alle tensioni in atto”. Le esportazioni del “Made in Italy” agroalimentare sul mercato statunitense ammontano infatti a 4,5 miliardi di euro l’anno. Si tratta del primo mercato di sbocco fuori dalla UE e il terzo in assoluto. Circa la metà dell’export di settore è assicurata da vini, pasta e olio d’oliva. Per i vini, in particolare, le esportazioni verso gli Usa si sono attestate a 1,3 miliardi di euro nel periodo gennaio-ottobre 2019, con una crescita di oltre il 4% sullo stesso periodo del 2018.

Tra 180 giorni, però, il governo americano potrà nuovamente rimescolare le carte sui dazi. “Il problema dei dazi non si risolve certo con la decisione di oggi – ha detto Paolo Castelletti, segretario generale di Uiv (Unione italiana vini) – e continuerà a occupare la nostra agenda politica delle prossime settimane. I dazi sono ancora in vigore per una parte molto sensibile dell’agrifood italiano, così come resta penalizzata la maggior parte del vino europeo”. Da qui la necessità di proseguire nel dialogo con il governo Trump per incoraggiare un processo di distensione delle relazioni transatlantiche e un appello alla Commissione Europea affinché “trovi un accordo nel brevissimo periodo con gli Stati Uniti per risolvere la questione Airbus” e, in prospettiva, “costruire un’agenda positiva sul commercio, aprendo ulteriormente l’accesso ai rispettivi mercati per il settore vitivinicolo e rimuovendo tutte le tariffe sul vino, nella logica del principio zero for zero”.