A Torino multati rider, Grimaldi (Luv): siano aziende a pagare

"Si ponga fine all'era del capolarato digitale"

FEB 17, 2020 -

Torino, 17 feb. (askanews) – Blitz dei vigili urbani e Asl ieri a Torino, dove sono stati multati una quarantina di rider addetti alla consegna a domicilio di cibo. Lo rierisce Marco Grimaldi, capogruppo in Regione Piemone di Luv.

“Siamo all’assurdo: avevamo chiesto a gran voce all’Ispettorato del lavoro e alla Procura di indagare sulle condizioni di lavoro dei fattorini del food delivery: bene, mentre la Procura milanese ha aperto un’indagine conoscitiva per verificare la violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro, sulla sicurezza delle strade e sui profili igienico-sanitari dei contenitori, a Torino si multano i lavoratori sfruttati”, ha commentato Grimaldi.

“Anni fa gli operatori del delivery hanno scelto scientificamente di tornare al cottimo e di esternalizzare qualsiasi investimento sulla sicurezza dei lavoratori e dei loro mezzi, per provare a eludere la natura subordinata del loro rapporto di lavoro. – ha proseguito Grimaldi – Oggi che le leggi e le sentenze dei tribunali hanno sancito quella natura, ispettorati e procure dovrebbero porre termine all’era del caporalato digitale riportando in capo all’azienda i doveri anche sulla sicurezza dei dipendenti”.

“Se si va in bici occorre avere le luci? Certo, ma il funzionamento del mezzo di trasporto dev’essere responsabilità del datore, mentre negli anni le aziende hanno addirittura dismesso le convenzioni con le ciclofficine – ha puntualizzato Grimaldi. – Mesi fa abbiamo fatto appello alla Sindaca e al Presidente Cirio per aprire una nuova stagione e chiudere l’era dello sfruttamento a cielo aperto nelle strade e dei salari da fame, applicando la nostra legge regionale del 2018. Tutte le forze politiche ci hanno dato ragione, ma nulla è cambiato. Ci aspettiamo che siano le aziende a pagare le multe a quei 40 fattorini, ma non basta: le istituzioni smettano di prendersela con gli sfruttati e inizino a guardare dentro il cofano nero della gig economy”.