Coronavirus dalla Cina, perché i test in aeroporto non escludono rischi

Parla Rezza dell'Iss

GEN 23, 2020 -

Roma, 23 gen. (askanews) – Le oltre 200 persone, tra passeggeri e equipaggio, arrivate all’aeroporto di Roma Fiumicino da Wuhan, questa mattina con un boeing 787 della China Southern Airlines, sono risultate negative ai controlli sul coronavirus cinese con gli scanner termometrici che misurano la temperatura corporea. Una buona notizia, ma non risolutiva. Perché tra chi è atterrato nella Capitale, ed è stato lasciato libero di allontanarsi dall’aeroporto, dopo i test nel “canale sanitario” previsti dalla procedura sanitaria gestita dall’USMAF SASN, gli Uffici di Sanità Marittima, Aerea e di Frontiera del Ministero della Salute, potrebbe esserci qualcuno che ha il virus ancora in una fase di incubazione (14 giorni), senza sviluppare i sintomi, come la febbre, rilevabili dagli scanner termometrici.

Nessun allarmismo, ma il rischio che il virus cinese si manifesti nei prossimi giorni c’è. Un dato ovvio, ma forse non nel caso di un potenziale contagio. Come conferma ad askanews Giovanni Rezza, responsabile del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, “certo questo rischio c’è, anche se certamente gli scanner fanno un primo screening già utile. Il ministero della Salute sta dando comunque indicazioni precise su cosa devono fare i passeggeri se si presentassero i sintomi, a chi si devono rivolgere. Ma è chiaro che se il virus è in incubazione può manifestare i sintomi nei prossimi giorni, come è successo anche a New York. Mi sembra logico, in ogni caso, che chi dovesse sviluppare sintomi abbia poi anche tutto l’interesse a farsi controllare”.

Sav/Int2